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Nessuno escluso: la mobilitazione dei ricercatori precari continua!

25 November 2022

Dopo la grande assemblea nazionale del 4 novembre, e il protagonismo delle e dei ricercatrici/ricercatori precari nella mobilitazione studentesca del 18 novembre, la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha esposto le sue linee programmatiche nella seduta congiunta della VII Commissione di Camera e Senato, indicando una proroga per quel che riguarda gli assegni di ricerca. A seguire, il Comunicato stampa in merito del Coordinamento Re-Strike, che si ritroverà in assemblea nazionale nei prossimi giorni.

Durante la seduta congiunta della VII Commissione di Camera e Senato, nel pomeriggio di martedì 22 novembre, la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha esposto parte delle sue linee programmatiche. Nel tripudio, più che consueto oramai, di ‘eccellenza’ e ‘merito’, condito con l’aumento (ancora?!?) dei finanziamenti privati alla ricerca, la Ministra ha dedicato le battute finali alla riforma del preruolo, chiarendo che il contratto di ricerca non partirà dal Primo gennaio prossimo, come indicato dalla Legge 79/2022, ma ci sarà una proroga per gli assegni di ricerca.

È chiaro che l’intervento della Ministra Bernini è stato non poco problematico. Nell’annunciare la proroga, ha lasciato intendere che, quello della ricerca, non sarebbe lavoro dipendente, difendendo implicitamente l’istituto dell’assegno di ricerca, con ambigui riferimenti alla positiva nonché sostanziale libertà della para-subordinazione (l’assegno, dal punto di vista delle tipologie contrattuali, è un Co.co.co.).

Le parole della Ministra sono dunque lo stimolo per rilanciare con forza e determinazione la lotta: intanto la proroga che, se davvero deliberata, eviterà un’emorragia di posti di lavoro (1/3 delle/degli assegniste/i), obiettivo per noi decisivo; ma servono subito risorse per superare, una volta per tutte, la precarietà di massa nella ricerca pubblica. Il contratto di ricerca va difeso, ed è pure giunto il momento di alzare l’asticella: va ridotto il tempo del preruolo e, con risorse aggiuntive, avviato un piano straordinario di reclutamento che faccia fronte ai 20.000 strutturati andati perduti dal 2008 a oggi.

Per quanto riguarda la proroga, nonostante non siano stati specificati i tempi, fondamentali per tutelare chi si trova nel limbo del rinnovo o della scadenza del proprio assegno, l’annuncio della Ministra segnala che la mobilitazione messa in campo nelle ultime settimane, a partire dalla grande assemblea nazionale del 4 novembre e dal protagonismo delle e dei ricercatrici/ricercatori precari nella giornata del 18 novembre, sta cominciando a fare breccia. Nella consapevolezza più volte e pubblicamente ribadita che il contratto di ricerca, essendo lavoro subordinato e con maggiori tutele, è preferibile alla para-subordinazione, ovvero all’assegno di ricerca, qualora fosse confermata la proroga è, in una fase transitoria, un segnale positivo. Lo è per un motivo semplice, che di certo non può sfuggire a chi vuole difendere i precari della ricerca tutte/i, nessuna/o escluso: in assenza di risorse aggiuntive, anzi, col tetto di spesa, l’applicazione della Legge 79/2022 espelle almeno 5.000 assegnisti di ricerca dall’Università.

La nostra lotta non si ferma, non solo perché la proroga non è ancora certa, ma perché la battaglia per le risorse e, più in generale, per un’altra Università, è appena cominciata. Nei prossimi giorni ci ritroveremo in assemblea, per rilanciare nuove tappe della mobilitazione permanente.

Stay tuned

Re-Strike – Coordinamento nazionale dei precari della ricerca