Il lavoro nel mondo spettacolo si presenta estremamente frammentato e complesso. Parliamo di un settore caratterizzato da situazioni di profonda precarietà, assenza di tutele e bassissimi tassi di sindacalizzazione, dove la pratica del differire al “prossimo futuro” il pagamento delle spettanze è divenuta ormai la norma. Ne sanno qualcosa attori, attrici e maestranze che hanno prestato il loro lavoro per la realizzazione del film Red Land (Rosso Istria): a pochi giorni dall’uscita nelle sale italiane, divers* di loro vantano ancora dei crediti nei confronti della casa di produzione, Venicefilm srl.
Dibattito sulle condizioni di lavoro delle e dei riders, sulle pratiche autorganizzazione e di lotta per la conquista di diritti e tutele.
Durante l’incontro sarà proiettato il documentario di Fabio Butera dal titolo Un mese da ciclofattorino nell’economia digitale per 5 euro lordi a consegna.
Parteciperanno al dibattito:
– Fabio Butera, giornalista, autore del documentario
– Riders delle città di Padova, Bologna (Riders Union Bologna), Milano (Deliveroo Strike Riders) e Torino (Deliverance Project).
E fai l’analista di calciomercato
Il bioagricoltore, il toyboy, il santone
Il motivatore, il demotivato
La risorsa umana, il disoccupato
Perché lo fai?
[…]
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori.
:: Dietro il mantra della “gig economy”, o del cosiddetto “capitalismo delle piattaforme”, si celano vecchie e nuove forme di sfruttamento ::
I nuovi lavoratori della logistica, riders, corrieri e fattorini che lavorano sotto l’effige di Deliveroo, Foodora, JustEat e Amazon (per citare le più importanti) ne sono un esempio. Il lavoro iper-flessibile dei fattorini viene considerato un “lavoretto”, talvolta un semplice passatempo per giovani sportivi, dove una piattaforma digitale – grazie all’intermediazione di una app – determina l’organizzazione di massacranti turni di lavoro, imponendo folli tempistiche di consegna delle merci e cancellando ogni possibilità di gestione autonoma del lavoro. Molto spesso, i fattorini sono costretti ad accettare i termini di ingaggio senza conoscere in anticipo l’indirizzo o la quantità di merce della consegna che, ovviamente, deve avvenire secondo tempistiche e modalità prestabilite “dall’alto verso il basso”, e che non contemplano le condizioni meteo o di traffico.
Il bilancio degli ultimi dieci anni, fortemente caratterizzati dalle politiche di austerity imposte dalla governance neoliberale, ci offre un quadro assai desolante. L’Europa tutta è attraversata da una profonda crisi che si articola a livello economico, politico e sociale e da questo punto di vista la situazione in Italia è particolarmente preoccupante. L’approvazione del Jobs Act ha rappresentato un passaggio storico per il nostro Paese. Un provvedimento che da una parte riscrive la legislazione in materia di lavoro cancellando diritti e tutele conquistati con enormi sacrifici in oltre mezzo secolo di lotte, e dall’altro istituisce un nuovo paradigma di vita che riduce milioni di soggetti a una dimensione di precarietà lavorativa ed esistenziale.
Corso di formazione a cura delle CLAP Padova
:: Negli ultimi anni, il mercato del lavoro italiano ed europeo è cambiato radicalmente. Gli interventi legislativi rivolti alla regolazione dei rapporti fra impresa e lavoratori hanno di fatto eroso gran parte dei diritti e delle tutele che nel corso degli anni ‘60 e ‘70 erano state faticosamente costruite attraverso importanti stagioni di lotte e mobilitazione del mondo del lavoro.
La nostra esperienza quotidiana ci insegna che la precarietà non è più una dolorosa e breve transizione riservata ai giovani, ma rappresenta piuttosto la caratteristica principale di tutte le figure del mercato del lavoro contemporaneo. Una condizione che, nella sua brutalità, non è confinata alla sola sfera lavorativa, ma pregiudica la possibilità stessa di costruire delle condizioni di vita dignitose.
Nei giorni scorsi, come di consueto, l’ISTAT ha reso noti i dati sull’occupazione. Nonostante il governo si sia affrettato a celebrare l’aumento del numero degli occupati, marginalizzando l’aumento del tasso di disoccupazione, ad uno sguardo più attento questi dati segnalano qualcosa di diverso. Ciò che salta all’occhio è piuttosto un andamento del tutto in linea con il continuo processo di precarizzazione del lavoro e delle vite divenuto ormai strutturale: una situazione tutt’altro che positiva e che accomuna milioni di persone di tutte le generazioni. A tal proposito, è importante segnalare il significativo aumento del lavoro a tempo determinato che fa da contraltare alla crescita dell’occupazione, spinta, tra l’altro, dalla permanenza nel mercato del lavoro degli over 50 imposto dalla riforma Fornero e dall’abolizione dei vecchi voucher, nonché da quei “contrattini” stagionali che – tipicamente – accompagnano i mesi estivi e che sicuramente svaniranno con la fine dell’estate. Quel che invece lascerà una traccia non trascurabile è il nuovo record negativo relativo all’impennata subita dai contratti a tempo determinato.