Focus

Cambio di stagione: note a margine di una importante settimana di lotte

29 March 2021 |  Clap

Nel breve editoriale che segue, proviamo a condividere sensazioni e considerazioni sollecitate dagli scioperi e dalle mobilitazioni che abbiamo organizzato e attraversato la scorsa settimana (26 e 27 marzo), dai riders ai precari dello spettacolo, passando per la logistica. Segnali positivi per una primavera all’insegna della convergenza delle lotte.

È complicato riuscire a commentare e giudicare, con sguardo distaccato, le mobilitazioni che hanno caratterizzato la  settimana appena trascorsa.

Infatti, mentre scriviamo, è passato davvero poco tempo dalla mobilitazione nazionale dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo e abbiamo la sensazione che negli ultimi sette giorni, dalle mobilitazioni di Amazon, passando per lo sciopero dei riders e le mobilitazioni delle maestranze dello spettacolo, sia davvero accaduto qualcosa di importante: c’è una fetta ampia di lavoratrici e di lavoratori che comincia a parlare lo stesso idioma, mostrando i prodromi di una possibile alleanza federativa.

In questo anno di pandemia le lotte nei settori delle nuove forme del lavoro digitale, dello spettacolo e della logistica sono state in grado di svelare lo sfruttamento, lo svilimento e la continua erosione di diritti a cui milioni di lavoratrici e lavoratori sono costretti a sottostare, più delle inchieste dei Tribunali o delle Procure. È stato il racconto delle piazze, dei momenti di mobilitazione, degli scioperi, di chi lotta quotidianamente “non per noi ma per tuttə” a dare corpo a una narrazione che può diventare forza collettiva.

I ritardi nelle consegne di alcuni beni ordinati su internet o nel Food Delivery, l’occupazione dei teatri e i blocchi stradali, le partecipazione “intercategoriale” nelle piazze lanciate in tutto il paese, l’adesione di tante a tanti allo “sciopero degli ordini” non solo nel solco della solidarietà, bensì del riconoscimento comune nella stessa lotta, indicano una frattura e una possibilità per aprire una nuova stagione conflittuale.

Anche qui a Roma, mettendoci a disposizione delle lotte dei riders e dei precari dello spettacolo, abbiamo toccato con mano la potenza che queste sanno esprimere. Piazze condivise, rimandi reciproci alle mobilitazioni in corso, la presenza di studenti e di altre lavoratrici e lavoratori precari, hanno creato un contesto solidale, in cui non sentirsi solə e abbandonatə al proprio destino. A conferma di quanto la mobilitazione appena passata può essere uno spartiacque in grado di rilanciare con forza la battaglia per i diritti e per una vita dignitosa per tuttə. Sotto il Ministero del Lavoro così come in presidio davanti al Teatro Argentina, le parole d’ordine e le istanze hanno costruito un filo comune, che indica una direzione possibile verso la quale orientarsi.

“Non per noi, ma per tuttə” è uno slogan potente. In primo luogo perché si posiziona al di fuori di retoriche corporative (che pure si sono viste in questi mesi in alcuni settori della società) che non fanno altro che alimentare una guerra fra poverə, violenta e deleteria. In secondo luogo perché è in grado di indicare una direzione ricompositiva, che mette al centro la rivendicazione dei diritti sindacali, del reddito, del salario minimo e del diritto alla salute, parlando a milioni di lavoratrici e lavoratori, giovani e meno giovani, che nell’ultimo anno hanno vissuto una condizione di perenne ricatto tra salute e lavoro (sottopagato, saltuario, sfruttato) mentre i profitti delle grandi aziende multinazionali sono aumentati.

Su questi presupposti è possibile ambire al rilancio di una stagione conflittuale che, partendo delle rivendicazioni sul lavoro, sia immediatamente in grado di allargare la questione al diritto alla salute e al welfare, ai problemi del razzismo, dello sfruttamento che si muove sulla linea del colore, alla disparità di genere, muovendo una critica complessiva ad un modello di società e di sviluppo che continuano a fallire, a scapito dei settori più fragili e ricattabili della società.

Quando insieme ad altre reti politiche e sindacali, collettivi, lotte autorganizzate, singole e singoli, lanciammo molti anni fa la sfida dello “sciopero sociale e transnazionale”, l’ambizione era esattamente questa: costruire un’alleanza tra le figure del lavoro precario e non, necessaria per uscire dall’isolamento, dallo sfruttamento e da un destino di precarietà esistenziale.

Senza dimenticare che, proprio a partire da quella esperienza, ci siamo messə in cammino per sperimentare nuovi modi di fare sindacato e organizzazione sui posti di lavoro, dando vita a quell’esperimento impegnativo e appassionante che oggi chiamiamo CLAP.

Pensiamo che lavorare in tal senso sia ancora non solo possibile ma quanto mai necessario, a patto che, al centro di un processo del genere, ci sia il protagonismo di chi, da un anno a questa parte, sta lottando per le vite e i destini di tutte e tutti: “non per noi, ma per tuttə” appunto.

Camere del Lavoro Autonomo e Precario