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Teatro di Roma – Stabilizzati tutte le precarie e i precari!

24 December 2025 |  Clap
precari teatro roma

Anche quando sembra impossibile, solo la lotta paga! Dopo anni di battaglia, finalmente per le precarie e i precari del Teatro di Roma è in arrivo la giusta stabilizzazione. La lotta non si ferma qui, ancora c’è tanto da fare, nel frattempo ci godiamo questo splendido regalo di Natale. Di seguito il comunicato completo.

Alcuni anni fa abbiamo iniziato una battaglia dentro il Teatro di Roma, una battaglia che rivendicava un principio tanto semplice quanto incredibilmente mai sollevato: il diritto di lavoratrici e lavoratori ad avere un impiego stabile.
Contratti precari reiterati per decenni con la scusa della “stagionalità” tipica del lavoro culturale, salari da fame, nessun diritto e massima ricattabilità: questo era il Teatro di Roma.

A questa visione abbiamo opposto un’idea diversa: il lavoro culturale non può essere un’equazione a somma zero, nella quale il sacrificio e la passione debbano dare come risultato sfruttamento e salari indegni, soprattutto nell’impresa a sovvenzione pubblica. Il lavoro culturale non è un corollario sacrificabile sull’altare delle scintillanti “vetrine” usa e getta, la qualità degli spettacoli e di quanto viene prodotto non può che andare a braccetto con la qualità dei diritti, dei salari e con la stabilità occupazionale.

Abbiamo immaginato un teatro che tutelasse la comunità di lavoratrici e lavoratori, consapevole della funzione fondamentale che deve svolgere per la sua città e per i suoi abitanti. Un teatro che non affami chi soddisfa la voglia di cultura e desiderio che e attraversa la nostra metropoli.
Troppi “NO” abbiamo ascoltato in questi anni, da chi sostiene che la precarietà sia elemento strutturale del lavoro culturale: sindacati e direttori, commissari e assessori. NO utili a mantenere vivo il ricatto della precarietà, dello sfruttamento, dell’utilizzo del lavoro come motore del potere personalistico e di categoria, no pronunciati anche da chi, nei prossimi giorni, fingerà di festeggiare le stabilizzazioni e cercherà di prendersene il merito. A tutti loro diciamo che quello che conta è quell’idea di teatro pubblico sulla quale continueremo a sfidarli, senza sosta, e che le risposte ironiche e sprezzanti che hanno dato negli anni alle nostre rivendicazioni hanno sempre nascosto una gigantesca paura: la paura che il castello fatto di sfruttamento e precarietà su cui si reggeva l’istituzione culturale di questa città crollasse, insieme ai loro privilegi.

Testardi abbiamo continuato a ribadire i nostri SI: si al lavoro stabile, si ad un salario dignitoso, si ai diritti a prescindere dalla tessera sindacale. Attorno a questi si abbiamo incontrato compagni di viaggio preziosi, che hanno creato le condizioni perché tutto questo fosse possibile, che a più riprese abbiamo ringraziato e ringraziamo ancora: l’assemblea “Vogliamo tutt’altro”, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo che dal primo giorno sono stati protagonisti insieme a noi di questa battaglia, l’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e i consiglieri regionali e comunali che ci hanno affiancato e hanno saputo scegliere da che parte stare, senza dubbi o tentennamenti.
Abbiamo pagato un prezzo fatto di riduzioni dell’orario di lavoro, clima ostile, ostracismo nei confronti della nostra O.S. da parte di piccoli e grandi potentati, equilibrismi impossibili, ma alla fine abbiamo vinto, a testa alta senza dover rendere conto a re e regine.

Dal 30 Dicembre decine di lavoratori e lavoratrici precarie del Teatro di Roma vedranno trasformati i propri contratti a tempo indeterminato. Avevamo ragione noi!
Ora, ottenuta la più importante stabilizzazione nel teatro pubblico italiano, continueremo a lavorare per la democrazia sindacale, la fine delle assunzioni tramite chiamate diretta, il rinnovo del CCNL con adeguamenti al costo della vita, giusto salario e riconoscimento professionale per lavoratrici e lavoratori dei teatri pubblici di periferia, la crescita professionale delle lavoratrici e dei lavoratori del Teatro e soprattutto per la fine delle rendite di posizione e potere che hanno fatto credere negli anni che il Teatro fosse proprietà di qualcuno.

Ora siamo più liberi, consapevoli di aver portato a conclusione una battaglia importante senza compromessi sulla dignità di lavoratori e lavoratrici. Ma la vera partita inizia adesso, e la possiamo giocare solo insieme. Con coraggio, a testa alta e senza dover ringraziare nessuno.

Perché un torto fatto a un* è un torto fatto a tutt*.
Perché se ti insegnano a non splendere tu, invece, splendi.