
In queste settimane di fragile tregua a Gaza, dove si continua a morire, mentre proseguono gli attacchi dei coloni in Cisgiordania, si è iniziato a discutere della manovra finanziaria in via di approvazione. Un’annunciata austerità che riduce la spesa per i settori della cura, già in crisi da anni, che non affronta il problema salariale e che al contempo inizia ad allineare l’Italia ai nuovi livelli di spesa per difesa e armamenti imposti a livello europeo. Riconversione bellica del settore tech e automotive, finanziamenti alla macchina bellica e all’infrastruttura del genocidio.
Un quadro sconfortante, a fronte del quale abbiamo lavorato affinché si potesse nuovamente scendere in piazza nello stesso giorno, convocando un unico sciopero generale di tutte le sigle sindacali, del sindacalismo di base e non. Convergenza contro interessi identitari e di autorappresentazione, costruzione di spazio pubblico, non proprietario, le condizioni necessarie in questo momento, secondo noi, per contare davvero qualcosa nella battaglia contro l’economia della guerra e del genocidio. Nonostante gli sforzi, allo stato attuale, le date di sciopero generale sono rimaste due: quella del 28 novembre, proclamata da tutte le organizzazioni sindacali di base, con il sostegno di un’ampia rete di organizzazioni sociali che in questi mesi si sono mobilitate a favore del popolo palestinese, e quella del 12 dicembre (indetta dalla sola CGIL) data in cui, con ogni probabilità, la finanziaria sarà già stata approvata dal governo.
La battuta d’arresto nel percorso unitario di lotta deve spingerci ancora di più a fare in modo che la preparazione alla giornata del 28 novembre viva e si articoli dentro tutti i territori, in sinergia con le lotte che stanno attraversando il Paese, accendendo i riflettori su una manovra che apre la strada ad una visione della società e ad un disegno di lungo periodo di questo governo e di tutti i governi europei: spese belliche, irrigidimento dei ruoli di genere, tagli indiscriminati al welfare, dalla sanità all’istruzione, dai trasporti agli ammortizzatori sociali e alle altre forme di sostegno al reddito. Tutto ciò all’interno di un quadro che continua a impoverire e disciplinare le lavoratrici e i lavoratori di ogni comparto.
Il 28 novembre dovrà essere l’occasione per riprendere in mano il “Blocchiamo tutto!” che tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre è stato pratica concreta, condivisa, efficace, diffusa, ripresa a livello globale. Per rendere realtà concreta l’immaginario come abbiamo visto c’è bisogno di tutte e tutti, per questo motivo abbiamo pensato ad un momento di confronto fra tutti coloro si sono espressi per uno sciopero unitario con piazze comuni. Lotteremo per un salario minimo, contro la precarietà e il lavoro povero, per la sicurezza e per contrastare le quotidiane morti sul lavoro, per una radicale riforma della fiscalità in grado di colpire le concentrazioni di ricchezza, per l’universalizzazione del welfare e la socializzazione della cura, per rinnovi contrattuali capaci di recuperare la perdita del potere di acquisto subita da lavoratrici e lavoratori negli ultimi anni.
Sarà ancora sciopero generale e sociale, di tutti i settori e per l’intera giornata, contro la manovra finanziaria, non per un evento ma per non tornare indietro e proseguire il percorso di mobilitazione, già il giorno dopo con la giornata internazionale di solidarietà per la Palestina. Costruiamo la giornata dello SCIOPERO, BLOCCHIAMO la finanziaria figlia del Genocidio e dell’economia di Guerra.
La strada da percorrere è chiara, le lotte necessarie per ottenere questi risultati sono da inventare insieme a tutte e tutti.
Ci vediamo giovedì 20 novembre alla Città dell’Altra Economia (largo Dino Frisullo) alle 17:30, nella sala grande adiacente al bar.