Il recente D.M, che modifica i criteri di assegnazione dei fondi, di fatto premia le realtà che vendono più biglietti a un prezzo più alto, trasformando il FNSV da un sostengo ai progetti culturali considerati essenziali per il paese, a un mascherato aiuto di stato all’impresa privata già in grado di sostenere i costi del proprio lavoro.
Non possiamo ignorare che le realtà più colpite da tagli e ridimensionamenti sono quelle che più sperimentano su linguaggi distanti dal diktat culturale di questo governo, come sintetizzato dalla deputata Colombo di FdI che denuncia “una deriva sempre più politicizzata, con spettacoli schierati contro i valori fondativi della nostra società, la famiglia, la nazione, la religione”.
Tutto ciò comporta l’impoverimento dell’offerta culturale nei territori, soprattutto in quelli già privi di grandi circuiti istituzionali. La scelta di tagliare i fondi proprio a quelle realtà che operano con continuità nei quartieri, nelle periferie, nelle scuole, nei piccoli comuni, non è neutra: significa privare intere comunità dell’accesso alla cultura, dell’esercizio critico del pensiero, della possibilità di immaginare un futuro condiviso.
Assistiamo da un lato alla corsa alle poltrone delle grandi istituzioni culturali, dall’altro, all’allargamento della platea che riceve finanziamenti a realtà prive di un effettivo curriculum artistico, senza radicamento territoriale, in una logica clientelare che premia appartenenze e relazioni.
Il progressivo disinvestimento pubblico nei settori della cultura, avviene parallelamente a un maggiore investimento in armi, sicurezza e repressione.
Mentre aumenta il costo della vita e si precarizza il lavoro, diverse centinaia di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo – già spesso in condizioni contrattuali fragili – rischiano ora di perdere del tutto il proprio reddito e il proprio impiego. Tecniche, artisti, amministrative, formatori, operatrici culturali: le ricadute del definanziamento colpiscono una filiera ampia, fatta di professionalità e lavoro quotidiano spesso invisibile ma essenziale.
In questi anni abbiamo costruito come Camere del Lavoro Autonomo e Precario un intervento sindacale diffuso e radicato insieme a lavoratrici e lavoratori che nella loro quotidianità debbono barcamenarsi in un sistema produttivo regolato da CCNL con bassi salari e diarie non adeguate, pagamenti cronicamente in ritardo, inquadramenti contrattuali falsati in favore del risparmio e una precarizzazione coatta, formazione e sicurezza sui luoghi di lavoro inesistenti, ambienti lavorativi contaminati da machismo, omolesbotransfobia, mobbing e molestie.
Vogliamo che nell’attribuzione dei fondi pubblici si tenga conto del rispetto dei contratti e delle norme di sicurezza sul lavoro e dei bilanci trasparenti.
Invitiamo lavoratrici e lavoratori a organizzarsi, a partecipare ai momenti di discussione collettiva che come CLAP animeremo in tutta Italia insieme a tante realtà e singoli che come noi credono che la risposta all’attacco del governo debba essere all’altezza della sfida.
Prossimi appuntamenti:
Giovedì 3 Luglio ore 18:00 Assemblea “ Dai Banchi ai Palchi” per una convergenza del lavoro culturale precario
Lunedi 7 Luglio ore 17:00 Assemblea nazionale on line e in presenza “ Dichiariamo lo stato di disastro culturale”