Martedì 3 Dicembre, siamo stati ricevuti dall’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Massimiliano Smeriglio, a seguito di una richiesta da noi inoltrata e prontamente accordata, per un confronto sui numerosi punti sollevati da tempo dalla scrivente O.S. a proposito della Fondazione Teatro di Roma, della quale il Comune è socio di maggioranza.
Durante il confronto abbiamo ribadito le nostre priorità e le battaglie necessarie per rendere la Fondazione Teatro di Roma il teatro pubblico che questa città merita: avvio di un rapido processo di stabilizzazione della forza lavoro precaria impiegata da anni all’interno della Fondazione, mantenimento dei livelli occupazionali, procedure trasparenti e ripristino di un clima sano e scevro da pressioni e condizionamenti di qualunque tipo.
Abbiamo avuto modo di descrivere all’Assessore Smeriglio anche quella che per noi continua ad essere una inspiegabile mancanza di democrazia sindacale, con l’improvvisa e mai motivata interruzione delle relazioni sindacali con la scrivente O.S., scelta che complica ed aggrava il clima all’interno del Teatro e che di certo non sembra essere conseguente alle dichiarazioni fatte da tutta la dirigenza della Fondazione, che afferma invece di voler ripristinare serenità e dialogo con tutte le componenti.
Torneremo a chiedere un incontro al presidente Siciliano e al direttore De Fusco, per conoscere i tempi della ricognizione della pianta organica, quali le assicurazioni sulla continuità occupazionale del personale precario e come intendono sviluppare un processo di stabilizzazione che possa sanare finalmente una ferità non più accettabile all’interno della principale istituzione culturale della città.
Rileviamo con soddisfazione l’impegno preso in questa direzione anche dall’Assessore Smeriglio e non possiamo che accogliere con favore il nuovo protagonismo dell’assessorato nel percorso che dovrà portare le istituzioni culturali della città a un tasso 0 di precarietà.
Come sempre, dal canto nostro, continuiamo ad affermare che tutele e diritti devono essere universali e garantiti a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, partendo dalle figure professionali più fragili e ricattabili, a prescindere dalla loro appartenenza sindacale.