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CLAP Scuola – Il 29 novembre sciopero perché…

27 November 2024 |  Clap

Un contributo dei e delle docenti delle CLAP verso lo sciopero del 29 novembre. Perché scioperare? Quali sono i problemi principali nella Scuola? Che tipo di scuola vorremmo? Apriamo il dibattito.

Io sciopero perché sono precari* da dieci anni

Il lavoro del docente è efficace se è ben pagato e se è fatto con entusiasmo, competenza, rigore, continuità ed empatia. Cambiare ogni anno, ogni mese o ogni settimana classe, scuola, contesto sociale e colleghi inficia irrimediabilmente ognuno di questi requisiti. Avere insegnanti precari vuol dire formare male l* alunn*, demotivarl* e in definitiva contribuisce al degrado politico, sociale e culturale della società. La stessa UE ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea “per l’utilizzo abusivo e reiterato di contratti a tempo determinato e per le condizioni di lavoro discriminatorie previste nel sistema scolastico”

Io sciopero perché abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa

Persino Anief lo ha riconosciuto: occorrono interventi straordinari contro i salari bassi degli insegnanti. A fine carriera, un docente arriva a percepire 2.000 euro al mese, contro i 3.000 in Francia e oltre i 5.000 in Germania. I precari ne guadagnano ancora meno (non superano i 1.600), a fronte di un carovita e caro-affitti che nelle grandi città, come Roma o Milano, sta diventando insostenibile. Vogliamo la parità salariale con i salari europei e dei meccanismi di ammortizzazione sociale orientati ad adeguare il salario all’aumento dei prezzi al fine di contrastare la diminuzione del potere d’acquisto, specie in un contesto come questo di “economia di guerra”.

Io sciopero perché la legge di bilancio taglia ulteriormente l’istruzione a favore della spesa bellica

La manovra 2025 taglia il personale docente di migliaia di unità, per un “risparmio” di più di 200 milioni nei prossimi due anni. Contestualmente finanzia la spesa bellica per 40 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Il governo ha in mente una società armata fino ai denti, pronta a scendere in guerra, e una scuola pubblica definanziata, debole, funzionale a sostenere la propaganda bellica.

Io sciopero perché mi hanno pagato dopo due mesi per un contratto breve di un mese (quando va bene)

I contratti brevi, e la forma totalmente illegittima e illegale del contratto “fino ad avente diritto” sono la vergogna della scuola pubblica di un paese che retribuisce i lavoratori più sfruttati e vessati della categoria con un ritardo di mesi. Questa barbarie non può e non deve più essere accettabile per nessun docente, sia esso precario o di ruolo.

Io sciopero perché non posso essere ostaggio di un algoritmo

L’informatizzazione delle nomine da GPS ha creato enormi disfunzioni che sono andate tutte a danno dei docenti precari. Non si contano le persone che sono state “saltate” dall’algoritmo a favore di altri colleghi con punteggio più basso. Spesso il tribunale ha riconosciuto l’illiceità della nomina dimostrando il malfunzionamento del sistema. Vogliamo una reclutamento serio e trasparente, non vogliamo essere più costretti a pagare ricorsi per vederci riconosciuto un diritto.

Io sciopero perché non posso e non voglio più essere costretto a comprare punti per salire in graduatoria

I corsi abilitanti sono il livello più avanzato del sistema estorsivo rappresentato dal mercato dei titoli e della formazione. E’ un sistema antidemocratico, classista per gli oneri richiesti, ricattatorio e dequalificante, che premia chi arriva primo nella gara a punti dei titoli-farsa, sfornati dalle università telematiche. In questo mercato di compravendita dei titoli, l’università pubblica compete con le università telematiche nel proporre una formazione per i docenti del tutto dequalificata e onerosa per le tasche degli aspiranti docenti. Chiediamo una formazione di qualità e a costi sostenibili, orientata ad una professionalizzazione “di qualità” dei futuri docenti.

Io sciopero perché sono sommerso dal lavoro sommerso

È inaccettabile che, a fronte di un aumento cospicuo delle adempienze e delle responsabilità, ci ritroviamo ancora con un contratto che non riconosce pienamente il carico di lavoro ma solo in maniera forfettaria. Le attività funzionali all’insegnamento vanno riconosciute professionalmente e retribuite regolarmente. E’ inaccettabile che i ruoli di funzione strumentale, che richiedono un lavoro estremamente complesso e qualificato, e sulle quali poggia l’intera organizzazione scolastica, preveda ancora una retribuzione umiliante! Riteniamo necessario, inoltre, il ritorno alla centralità della didattica e della pedagogia nel ruolo del docente, subissato da incombenze burocratiche che riducono tempo ed energie per un’attività didattica di qualità. Da questo punto di vista, rigettiamo in toto la riforma dell’orientamento che toglie ulteriore tempo alla docenza e istituisce la figura del “docente tutor” e agevola, con l’ingresso di figure esterne al personale scolastico, la definitiva aziendalizzazione della scuola pubblica.

Io sciopero perché non voglio che la mia vita sia giudicata al di fuori dell’orario di servizio

Il codice di comportamento emanato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nel 2024 proibisce ai docenti e alle docenti di esprimere “qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. Questo vuol dire limitare fortemente il diritto alla critica politica e alla libertà di pensiero e opinione, anche al di fuori dell’orario di lavoro. Per questo riteniamo inaccettabile tale Codice, e ne vogliamo la revoca.

Io sciopero perché la violenza di genere non si risolve con un ritorno a un’educazione autoritaria

Il ministro non ha solo addossato la colpa dei femminicidi alle persone migranti, rifiutando di riconoscere la realtà del patriarcato. E’ andato oltre, suggerendo che il femminicidio sarebbe frutto di un’educazione oramai troppo poco autoritaria. Non è accettabile che una squallida retorica reazionaria, giocata su una totale mistificazione del concetto di autorevolezza, continui a minare i cardini della cultura pedagogica democratica, indispensabile per rispondere alle questioni sociali. L’autorevolezza non auspica mai di generare umiliazione.

Io sciopero perché al docente non viene riconosciuta una formazione retribuita

Il nostro lavoro prevede studio, ricerca e aggiornamento. Se la formazione deve durare una vita dev’essere retribuita! 

Io sciopero perché con il dimensionamento ho perso la mia comunità educante

Con la manovra del governo Meloni sul dimensionamento, alcune scuole cesseranno di esistere, in quanto verranno accorpate in plessi più grandi. Ciò avrà un impatto negativo sulla vita scolastica, specie nei contesti più fragili e marginali. L’accorpamento degli istituti favorirà infatti lo spopolamento dei piccoli centri, la riduzione dell’organico nelle scuole, accrescendo la povertà educativa, l’abbandono scolastico e incrementando i divari territoriali. Il dimensionamento risponde a meri criteri di risparmio, senza contemplare le necessità della scuola e un reale efficientamento delle risorse. Siamo per una scuola inclusiva e democratica, in osmosi con il territorio e con le sue esigenze.

Io sciopero perché nel 2024 ho ancora alunni italiani senza cittadinanza solo perché nati da genitori stranieri

Le forze politiche di questo governo hanno snaturato del tutto la proposta di legge dello ius scholae. Anche a causa loro i figli di genitori stranieri non hanno gli stessi diritti dei loro compagni di classe. Se a questi ad esempio è data la possibilità di studiare all’estero, agli altri può essere negata. Come si può accettare che la cittadinanza sia ancora una questione di sangue? 

Io sciopero perché non accetto delle linee guida di educazione civica tutte incentrate sul personalismo e sull’annullamento della dimensione collettiva

Gli interventi educativi nella scuola somigliano sempre più a indottrinamenti incentrati sulle condotte individuali. Si rimuove sistematicamente il carattere sistemico delle spiegazione dei fenomeni, a vantaggio di una retorica moraleggiante sul comportamento dei singoli. La pedagogia orientata allo sviluppo critico della persona e alla presa di coscienza di dinamiche storico-sociali viene in tal modo sostituita con l’inculcamento di dogmi e precetti riguardanti l’etica del “buon cittadino”.

Io sciopero perché le Indicazioni nazionali non possono essere riscritte sulla base di un’idea nazionalistica e reazionaria

La revisione delle indicazioni nazionali è stata affidata a Loredana Perla, docente dell’università di Bari e autrice con Ernesto Galli della Loggia di insegnare l’Italia, vero e proprio manifesto dei futuri programmi ministeriali. L’obiettivo dichiarato del testo è quello di farla finita con la ricca cultura universalistica e cosmopolita, per riportare ogni disciplina nei ristretti orizzonti della dimensione nazionale. Secondo questa visione, l’insegnamento della storia nella primaria dovrebbe ad esempio iniziare con la narrazione delle “vicende storiche italiane”. 

Io sciopero perché non si può morire più di lavoro, meno che mai a scuola

Il PCTO (ex Alternanza Scuola-Lavoro) è indice di una concezione della scuola come istituzione volta all’addestramento al lavoro. Rigettiamo in toto quest’idea di formazione, denunciando in particolare quei progetti di PCTO che sono esplicitamente forme mascherate di lavoro gratuito di cui usufruiscono aziende che non garantiscono neppure standard minimi di sicurezza sul lavoro, con la conseguenza del coinvolgimento di alunni in incidenti gravi, e in alcuni casi mortali (18 morti e quasi 300mila infortuni dal 2017 ad oggi). La scuola serve a formare cittadin* attiv*, non precar*. Perché sul lavoro non si muoia più, tanto meno a scuola!

Io sciopero per una scuola di qualità!