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SCIOPERO 10 APRILE 2024: PERCHÉ È IMPORTANTE!

4 April 2024 |  Clap

Una lettera delle lavoratrici e dei lavoratori del terzo settore della Diaconia Valdese – CSD che invita tutti e tutte a scioperare il prossimo 10 aprile, in occasione dello sciopero nazionale intersindacale dei servizi socio educativi, socio sanitari e socio assistenziali in appalto. In Diaconia le iscritte e gli iscritti CLAP da anni oramai si battono per delle condizioni di lavoro migliori e per il riconoscimento delle loro professionalità. Proprio in questi giorni si sta rinnovando il CCNL che li riguarda e le premesse non sono affatto buone. Scopriamo perché.

Siamo lavoratrici e lavoratori del terzo settore della Diaconia Valdese – CSD, ente ecclesiastico senza scopo di lucro che coordina l’attività sociale della Chiesa Valdese.

Le nostre attività si svolgono attraverso sedi operative e servizi dislocati in tutta Italia e si possono ricondurre a quattro aree fondamentali: Servizi Inclusione (accoglienza diffusa a migranti e ad adulti in difficoltà); Servizi Educativi (rivolti ai minori); Servizi Salute (socio-sanitari); Case Valdesi (strutture ricettive della Diaconia Valdese).

I nostri contratti di lavoro e quelli dei e delle dipendenti degli uffici Tavola Valdese di Roma e Torre Pellice, degli uffici OPCEMI e degli uffici FCEI afferiscono tutti al CCNL per il personale dipendente da Enti, Opere e Istituti Valdesi. Nel 2023 i sindacati confederali hanno aperto il tavolo di contrattazione per il rinnovo del nostro contratto, scaduto ormai nel 2019.

Due anni fa, con l’intento di partecipare attivamente al rinnovo del CCNL, abbiamo cominciato un percorso di confronto sulle condizioni contrattuali e di lavoro: abbiamo riscontrato salari troppo bassi rispetto al costo della vita, precarietà contrattuale, basso inquadramento professionale rispetto alle mansioni e alle responsabilità ricoperte, buoni pasto insufficienti, carenza di personale che influisce sui carichi di lavoro e sulla qualità dei servizi, assenza degli scatti di anzianità.

Sulla base di queste riflessioni collettive abbiamo coinvolto altri colleghi e colleghe su tutto il territorio nazionale e abbiamo deciso di aprire un confronto costruttivo con la dirigenza dell’Ente, con l’obiettivo di arrivare alla costruzione di un CCNL dignitoso e più in linea con la perdita del potere di acquisto subita nel corso degli anni di mancato rinnovo.

Abbiamo perciò proceduto ad inviare diverse lettere di richiesta di incontro all’Ente per il tramite delle CLAP, ultima delle quali sottoscritta da ben 80 dipendenti dai vari territori e dai vari servizi attivi, a cui continuano ad aggiungersi nuove adesioni.

La dirigenza non ha ritenuto opportuno nemmeno fornire una risposta, dimostrando di non essere minimamente disposta al dialogo che a lungo abbiamo auspicato.

Inoltre, abbiamo elaborato un testo di piattaforma contenente una serie di proposte migliorative del CCNL previgente, consegnato alla CGIL per utilizzarlo sul tavolo della contrattazione.

Il 18 marzo è stato sottoscritto dai sindacati confederali il pre-accordo per il rinnovo del nostro CCNL per il triennio 2023-2025. Se già avevamo perplessità rispetto al rinnovo contrattuale delle cooperative sociali (dal quale viene mutuato il nostro contratto) questo pre-accordo conferma appieno i nostri timori, essendo per certi versi anche peggiorativo.

Nessun indennizzo per la vacanza contrattuale di più di quattro anni, nessuna introduzione della quattordicesima mensilità (prevista invece nel rinnovo CCNL coop sociali, anche se al 50%, evidentemente il mercato viene preso a riferimento solo quando fa comodo), riconoscimento assente o parziale delle professionalità effettivamente coinvolte nei servizi; aumenti tabellari che non recuperano il gap con l’inflazione; aumenti fittizi come nel caso della maggiorazione del lavoro supplementare, raggirato dalla prassi delle “estensioni orarie”.

Un rinnovo molto deludente, discusso e approvato senza coinvolgere attivamente le nostre comunità lavorative e che non ci sentiamo di poter condividere.

A fronte di questo, crediamo sia doveroso aderire allo sciopero del 10 aprile che coinvolge le lavoratrici e i lavoratori del terzo settore, in particolare di tutti i servizi in appalto, ribadendo il nostro diritto a salari dignitosi e adeguati al costo della vita, nonché al riconoscimento delle nostre professionalità. Rifiutiamo la logica degli appalti al massimo ribasso, che ridicolizzano la nostra professione e alimentano il lavoro povero, influendo sulla qualità dei servizi erogati. Sosteniamo pertanto una progressiva internalizzazione dei servizi in appalto che contrasti l’erosione del welfare pubblico messa in campo negli ultimi decenni.

Il benessere di chi lavora è anche il benessere dei servizi e dell’utenza e se ci sarà bisogno di lottare per ottenerlo allora vogliamo essere protagonisti di questa lotta e delle decisioni sul nostro futuro.