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Primo maggio: cronache dalle piazze precarie

2 May 2018 |  Clap

Primo Maggio 2018. In Italia c’è vita fuori dal rito del Concertone di San Giovanni e dei comizi dei confederali, oltre le dichiarazioni vuote e sempre uguali della politica. Segnali importanti di organizzazione e di lotta sono arrivati da molte città, dove si è rinnovato il messaggio della May Day Parade, radicandolo in conflitti inediti del lavoro precario, mettendo in mostra fenomeni pregevoli di sindacalismo sociale.

A Bologna, giornata di Sciopero sociale delle lavoratrici e dei lavoratori delle piattaforme: riders di Foodora, Deliveroo, Glovo, e di molte altre piattaforme hanno deciso di fare logout per un giorno, mentre attraversavano le strade della città. “Non per noi ma per tutti”, lo slogan d’apertura del corteo, che ha visto la partecipazione di migliaia di giovani precarie e precari, che hanno capito chiaramente quale è la posta in palio: si toglie a qualcuno per poter (poi) togliere a tutti, mentre i profitti continuano a crescere.

La stessa sfida lanciata a Trieste con un importante spezzone sociale all’interno del corteo. Corteo che ha portato avanti la campagna #èsfruttamento, contro il lavoro precario, povero, sottopagato, privo di diritti e tutele; e ha “sanzionato” alcune Agenzie per il lavoro, le stesse che, a tutti gli effetti, gestiscono forme di caporalato autorizzato.

A Milano un corteo contro lo sfruttamento ha visto la partecipazione di moltissimi giovani. Tante azioni comunicative (in particolare: “sanzionato” un McDonalds contro l’alternanza scuola lavoro) per mettere al centro, finalmente, la “tipicità” di quello che alcuni si ostinano ancora a chiamare lavoro atipico. Anche in questo caso la battaglia dei riders è servita da catalizzatore, reale e simbolico, delle condizioni di migliaia di precari e sottoccupati.

I riders di Bologna così come i precari di Trieste e Milano hanno rivendicato a gran voce reddito per tutti: strumento necessario per combattere il ricatto dei lavoretti, per lottare e strappare diritti e libertà. Lo spartito è sicuramente tutto da scrivere ma le prime note stanno mostrando la possibilità di tornare a suonare la musica che ci serve. Affinché, non solo il Primo Maggio, le precarie e i precari conquistino ciò che loro spetta.

Vale la pena  raccontare brevemente anche la manifestazione dei braccianti agricoli organizzata dall’USB a Reggio Calabria, dove in migliaia hanno sfilato contro il razzismo e il capolarato. Forza-lavoro migrante che deve affrontare, assieme al razzismo di Stato, condizioni di vita terribili nei ghetti dei lavoro stagionale e dello sfruttamento.

Si tratta di cortei che raccontano a gran voce la sindacalizzazione in atto in settori del lavoro considerati, finora, non sindacalizzabili. E il nuovo slancio dato dal protagonismo migrante alle lotte. La direzione, fondamentale, verso la quale far convergere gli sforzi sindacali e politici più significativi.