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Lavoratrici molestate all’Hard Rock Cafe: “se non accettavi, dovevi andartene”

8 March 2018 |  Clap Roma

L’onda lunga del movimento femminista globale continua ad agire. Dal caso Weinstein in poi, le donne continuano a respingere i ricatti e gli abusi di potere sul lavoro. Da #Metoo a #Wetoogether: questa è la parola d’ordine che Non Una Di Meno rilancia per lo sciopero globale delle donne del prossimo 8 marzo. È in questo contesto che due lavoratrici hanno deciso di rompere il silenzio e denunciare le molestie subite da un manager dell’Hard Rock Cafe di Via Veneto a Roma, raccontando la loro storia al Laboratorio Infosex e alle CLAP (Camere del Lavoro Autonomo e Precario), che le stanno supportando nella battaglia legale e sindacale. 

Partiamo dall’inizio: le molestie subite, e la decisione di parlare. Come sono andate le cose?

Sul nostro posto di lavoro abbiamo subito molestie da parte di un nostro manager, che, ripetutamente nel corso degli ultimi anni, ci ha palpeggiato il sedere, le cosce, ha fatto battute fuori luogo, minacciato di non rinnovare il contratto, fatto mobbing… Così abbiamo deciso di alzare la voce, pensando anche a chi lavorerà in futuro in quel luogo: deve sapere quel che ci è successo, perché non è giusto che chi molesta e minaccia abbia il potere di farlo.

 

Le molestie si accompagnavano a una qualche forma di ricatto?

Sì. Tutto era  legato al rinnovo del contratto. Questo manager ci ha molestate dicendoci che ci stava facendo un favore, e che quindi non dovevamo arrabbiarci. Questa “palpatina” è durata un anno e mezzo. Lui si sentiva sicuro, pertanto continuava. Erano anni che si sapeva che c’era questo manager tocòn, nel silenzio generale. Tutti sapevano, anche i superiori.

Aveva un controllo su tutta la nostra vita, sia a livello psicologico, sia a livello fisico. Spesso mi sono messa la divisa piangendo, per poi, subito dopo, dover sorridere al cliente.

 

Come funziona il lavoro dentro l’Hard Rock Cafe?

Quando il cliente chiama tu devi scattare. Sei costretta a dare il 100%, ma vali zero. Ora abbiamo un general manager che ci dice continuamente “show me the money!” e non gliene frega un cazzo di te, non ti guarda in faccia, quando parli non ti ascolta. Se vieni promossa nella scala gerarchica dell’azienda, allora guadagni un po’ di più, altrimenti niente. Ogni giorno ti viene posto come obiettivo un tot di incassi da raggiungere. Tutto questo aumenta la competizione tra noi. Mina la solidarietà. Anche rispetto a fatti gravissimi come le molestie subite spesso si è da sole, ci si limita ad avvertirsi, passare parola. Lavorare all’Hard Rock Cafe è uno stress sia fisico che psicologico.

Quali competenze sono richieste all’Hard Rock Cafe?

Essere rock, questo è quanto ci è richiesto, quello che dobbiamo fare. Tu puoi fare caciara, puoi ridere, puoi sederti col cliente. Devi essere cool, devi saper parlare bene l’inglese e saper vendere. Essere sveglia. Io ero sveglia per le mance, in realtà. A fine turno ci tenevo a vedere quanto avessi fatto. So che è una contraddizione, ma nemmeno te ne rendi conto: vuoi piacere, vuoi essere brava per loro, ma tu per loro non sei niente. Tu servi e basta. Figurati, l’Hard Rock Cafè ha anche diversi motti, esposti sui muri come “Love All Serve All” – ama tutti, servi tutti – oppure “All is One”, cose così… Quando inizi a lavorare ti spiegano tutta la storia, la filosofia aziendale, tutte le iniziative benefiche della multinazionale, anche per i diritti delle donne… Come si lavora, il rapporto tra colleghi, che la sincerità è bella e che quando una cosa non ci va a genio è meglio farla sempre presente…  Poi si è dimostrato tutto il contrario. Il libro non si giudica dalla copertina! All’inizio ti sembra tutto bello, poi invece, dopo solo un anno e mezzo, abbiamo visto la fogna.

Nonostante tutto, c’è stata solidarietà tra voi e altre vostre colleghe ragazze che avevano già lavorato all’Hard Rock Cafe. Vi siete tutte riconosciute nella stessa storia.

Sì, soprattutto tra le ragazze che non ci lavorano più, perché è successo a tutte, però ognuna  finora ha abbozzato e ha preferito andarsene che denunciare…

E adesso cosa vi immaginate che possa accadere?

Che tante ragazze si facciano avanti e che non rimangano in silenzio. Sappiamo di casi simili al nostro anche all’estero.

Forse è proprio il modo in cui oggi è organizzato il lavoro a rendere più “facile” la molestia. È il sistema che è molesto. Si parla solo del mondo del cinema, ma sarebbe bello far uscire un bel caso sul resto del mondo del lavoro. Basta iniziare, poi magari chissà…  Se non ti piace come vieni trattata, devi poterlo dire. E allora iniziamo a dirlo! Io voglio poter dire che mi dai noia, che sei molesto, senza sembrare esagerata o non essere creduta. Dentro l’Hard Rock Cafe si sapeva da anni, ma loro hanno sempre minimizzato. E tutto era legato al ricatto del posto di lavoro. Questo è abuso di potere. Finiamola, perché vogliamo vivere felici e contente!

 

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