ANPAL Servizi

Smart working: dall’emergenza ai diritti

14 December 2020 |  Clap

La repentina affermazione dello smart working, causata dall’attuale emergenza sanitaria, rappresenta una opportunità per lavoratrici e lavoratori di conciliare tempi di vita e lavoro, sperimentare nuove modalità e flussi di attività. Un modello di lavoro votato alla flessibilità, che richiede, tuttavia, uno sforzo orientato all’innovazione organizzativa, in grado di trasformare, in alcuni casi anche totalmente, il modo di concepire spazi, tempi e funzioni del lavoro. Un commento e alcune proposte a cura di CLAP ANPAL Servizi.

ANPAL Servizi, data la sua natura e vocazione, rappresenta un contesto ideale per implementare forme di lavoro agile accompagnato da diritti esigibili e adeguati, per agire sulle resistenze anche di carattere culturale che si frappongono alla sua piena realizzazione.

In ottemperanza alle disposizioni – senz’altro lacunose – contenute nella legge 81/2017, già nel 2018 lo smart working è stato sperimentato in azienda per 6 mesi su un campione di dipendenti, con esiti positivi, come confermato anche dal report di monitoraggio elaborato, dal quale emerge che la maggior parte dei lavoratori coinvolti, pur avendo evidenziato criticità, ha espresso parere favorevole rispetto all’esperienza (miglioramento della conciliazione dei tempi di vita, della qualità del lavoro svolto e del clima aziendale).

Nonostante i risultati, la sperimentazione è rimasta tale.

Non sorprende, dunque, che con l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown l’azienda si sia trovata di fatto impreparata a gestire l’intera platea dei lavoratori impegnati in attività a distanza, agendo talvolta in maniera inadeguata. Il ricorso allo smart working è avvenuto con una interpretazione piuttosto rigida, quale adempimento burocratico e concessione dovuta all’emergenza in atto, e non si è concretizzato nella implementazione di un modello organizzativo virtuoso, finalizzato, a partire da una adeguata analisi dei risultati e da una valutazione oggettiva dell’esperienza, a un miglioramento della sua applicazione strutturale nel post emergenza.

Sono state inevitabili le criticità causate da questo approccio conservativo, in diversi casi sfociate in situazioni di disorganizzazione, aumento dei carichi di lavoro e conseguente invasione dei tempi di vita, implementazione del controllo, burocratizzazione dello strumento, legato rigidamente all’orario di lavoro.

Nonostante ciò, lavoratrici e lavoratori hanno risposto mettendo a disposizione i loro strumenti tecnologici, dotandosene tempestivamente nei casi in cui ne erano sprovvisti, partecipando attivamente a tutte le attività a distanza proposte dai rispettivi responsabili, mostrando elevata flessibilità, autonomia e confermando senso di responsabilità e competenza.

A oggi, trascorsi oltre nove mesi dall’attivazione del cosiddetto “Smart-working Emergenza”, giustificativo da inserire su Zucchetti con rigidi orari predefiniti (!), le lavoratrici e i lavoratori non sono stati consultati relativamente alle forme della sua implementazione. Le informazioni, però, sono arrivate in merito alla sospensione del diritto al buono pasto, benché incluso nella sperimentazione sullo smart working del 2018, senza previsione di alcuna forma di indennità o welfare compensativo.

Non solo, nel Protocollo sulle misure di contenimento COVID-19, siglato dall’azienda a luglio con le rappresentanze sindacali, non si fa alcun riferimento alle attività dei colleghi collaboratori, che ancora costituiscono una fetta significativa della nostra comunità professionale, con i quali i dipendenti si interfacciano quotidianamente e che svolgono di frequente attività di assistenza tecnica presso soggetti esterni. Collaboratori dimenticati anche nell’improvvisato piano di rientro di ottobre, attualmente sospeso per il peggioramento del quadro sanitario del Paese.

In osservanza alla circolare 3/2020 di Funzione Pubblica, il piano prevedeva il rientro dei dipendenti per due giorni a settimana presso la sede di riferimento, secondo una turnazione da concordarsi autonomamente tra colleghi, non contemplando alcuna forma di accordo o consultazione con i lavoratori per la programmazione dei rientri stessi, violando un principio fondamentale dello smart working – la volontarietà dell’adesione al lavoro da remoto o in presenza – nonché lo stesso Protocollo di luglio. Quest’ultimo infatti prevede, per la gestione dell’attuale fase di emergenza, precise misure di sicurezza e contenimento, un’attività di vigilanza sulla loro applicazione da parte di un Comitato appositamente costituito e il rientro in sede solo per definite attività indifferibili e relative mansioni. Si è dunque determinata ulteriore confusione e disorganizzazione che pesa non solo sullo svolgimento dell’attività lavorativa ma anche sul benessere e la serenità dell’intera comunità professionale, in un momento storico in cui il senso di sicurezza di ognuno è messo a dura prova.

Per quanto fin qui detto, e ritenendo necessario un intervento normativo che implementi con diritti universali l’unica Legge attualmente vigente, la 81/2017, riteniamo fondamentale che:

  • Passata l’emergenza, venga meno l’imposizione unilaterale dello smart working e sia piuttosto rispettato il diritto all’accordo individuale previsto dalla L. 81/2017 suindicata;

  • Già da subito, e in prospettiva a maggior ragione, la dotazione degli strumenti di lavoro sia in carico all’azienda;

  • Venga immediatamente ripristinato il buono pasto;

  • In assenza di un riferimento regolativo nazionale in merito, per il quale ci batteremo, sia intanto la contrattazione collettiva luogo di confronto permanente a tutela di tempi e carichi di lavoro sostenibili;

  • Come accade in Germania, si avvii quanto prima un confronto negoziale tra le parti e col Governo affinché lo smart working sia sostenuto anche da adeguati aumenti salariali – tenuto conto dei rilevanti aumenti di produttività, nonché degli oggettivi risparmi aziendali;

  • Chiediamo, inoltre, che le CLAP, in quanto rappresentanza di una parte maggioritaria di lavoratori, siano convocate e siano incluse all’interno del Comitato.

Per favorire l’affermazione dei diritti e degli obiettivi brevemente presentati, avviamo un’inchiesta (https://forms.gle/EV8uhFToqNhwycws6) che dia la parola alle lavoratrici e ai lavoratori, in merito alle attuali condizioni di lavoro e guardando alla radicale trasformazione dello stesso nei prossimi anni, i cui risultati diverranno strumento e terreno di confronto, di negoziazione e di battaglia sindacale.

CLAP ANPAL Servizi