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“Reddito subito”: azione di precari e disoccupati all’INPS di Roma

20 April 2018 |  Clap

Ieri (19 aprile) un gruppo di precari e disoccupati si è recato all’INPS di Roma per richiedere il reddito. I requisiti richiesti dal ReI (Reddito di Inclusione) – come più volte abbiamo segnalato – sono molto restrittivi; una misura di welfare inaccessibile ai più, tra l’altro sotto-finanziata. E intanto, mentre gli esponenti dei vari partiti continuano a discutere tra loro per formare il nuovo governo, donne e uomini non riescono ad arrivare a fine mese. Il mercato del lavoro è sempre più sbilanciato a favore delle aziende, e lavoratrici e lavoratori versano in condizioni peggiori di quelle di dieci anni fa.

La campagna “Reddito subito”, promossa da precari e disoccupati (a Roma e in diverse città italiane), vuole spezzare questa ruota, che gira ormai da troppo tempo. Qui di seguito, il testo del volantino che lancia la mobilitazione.

REDDITO SUBITO!

In Italia, la disoccupazione è al 11%. Quella giovanile è al 32%. Come tutti sanno, la precarietà del lavoro è aumentata, soprattutto dopo il Jobs Act, che ha definitivamente privato di tutela anche il lavoro più “stabile”. I contratti a termine, negli ultimi anni, sono aumentati e quelli a tempo indeterminato (anzi “a tutele crescenti”) sono diminuiti. Anche quando si lavora, poi, non va meglio: i salari diminuiscono, aumentano i periodi di non lavoro, esplodono stage e tirocini gratuiti, lavoretti sottopagati di ogni tipo. Spesso si è poveri anche quando si lavora: oggi ci sono 4,5 milioni di persone nel nostro Paese in povertà assoluta (cioè che non possono acquistare il minimo indispensabile per vivere), ma ci sono anche 8,5 milioni sotto la soglia della povertà relativa (cioè che guadagnano, all’incirca, meno di € 780 al mese).

Per questi motivi, e molti altri, la richiesta di un reddito di base per tutti è una richiesta davvero urgente: per consentire a milioni di persone di uscire dalla povertà nella quale sono costretti, per fornire alle donne un mezzo di autodeterminazione in più, e per dare a tutti uno strumento indispensabile per rifiutare i lavori peggiori, per avere uno scudo quando si decide di lottare per un lavoro più degno, per una paga decente. Per trovare il coraggio per farlo.

Per la prima volta, in Italia, il reddito è stato al centro anche dell’ultima campagna elettorale. Questo dibattito, però, è immediatamente scomparso dopo le elezioni, quando tutti i partiti sono tornati ad occuparsi solo del problema delle poltrone del Governo. È il momento di uscire dalle promesse elettorali e introdurre, SUBITO, un reddito di base nel nostro Paese, al pari di quanto già avviene in molti Paesi d’Europa. I soldi si trovano: come si sono sempre trovati per il salvataggio delle banche, per finanziare opere inutili, per pagare gli interessi sul debito pubblico, così si devono trovare per chi non arriva alla fine del mese.

Serve un reddito di base vero, capace anche di superare fortemente quella indecente miseria che oggi è il Reddito di Inclusione (ReI), una misura di sostegno alla povertà assolutamente inadeguata, basata solo sul nucleo familiare, e che tratta i poveri come fossero i colpevoli della propria condizione. La povertà non è una colpa, così come la precarietà e la sottoccupazione non sono una disgrazia, ma il risultato delle scelte dei Governi degli ultimi anni. Al di là delle promesse dei partiti, la conquista di un vero reddito di base potrà ottenersi soltanto con una larga mobilitazione dal basso. Organizziamoci!

 

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