20 dicembre 2024: mentre la Camera approva la Legge di Bilancio con oltre 700 milioni di tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario nel triennio 2025-2027, da aggiungere agli oltre 500 milioni in meno per l’anno 2024, la CRUI celebra gli Stati generali dell’Università proprio alla Camera, “luogo del delitto”; senza spendere neanche una parola sui tagli, senza lasciare la parola ai circa 40 mila precari che rischiano il posto di lavoro a partire dal Primo gennaio. Vergogna. Vergogna tutta italica.
Sempre il 20 dicembre, però, si è svolta la mobilitazione degli Stati di agitazione dell’Università. Assemblea gremita, ad Architettura a Roma Tre, che per l’intera mattinata ha dibattuto delle iniziative di lotta da mettere in campo, già da gennaio. Presidio rumoroso, nel pomeriggio sotto il MUR, che ha contestato la Ministra Bernini, al Ministero (fatto più unico che raro) per un tavolo negoziale sul CNR.
Vale la pena rilevare che, nell’assemblea mattutina, vi è stata una convergenza importante tra le precarie e i precari, la Rete delle Società scientifiche, alcuni Rettori e diversi strutturati. Sempre la mattina, le forze politiche di opposizione hanno preso la parola, finalmente rompendo il silenzio sulla “tempesta perfetta” che si sta abbattendo sull’Università. Il presidio pomeridiano, reso complicato dal tempaccio e dalla data (raggiungere Roma sotto le feste è economicamente proibitivo), ha segnalato che la mobilitazione nata dalle tante assemblee precarie e d’ateneo, non solo non si ferma, ma sta avanzando.
Molto rimane da fare, i numeri non sono ancora quelli necessari per incidere. Ma è un fatto importante che, da Trento a Palermo, passando per Roma e Bologna, Pisa e Napoli, Padova e Salerno, Milano e Firenze, negli atenei di tutta Italia il fermento si stia consolidando. Ed è stata importante la partecipazione delle precarie e dei precari della ricerca allo sciopero generale e sociale del 29 novembre scorso. Ma molto, indubbiamente, rimane da fare.
Non sarà facile. In parte, per le passioni tristi che animano le università: un misto di rassegnazione e opportunismo, passività (politica) e cinismo (carrierista). Dopo anni di svalorizzazione (da parte delle politiche pubbliche) del lavoro intellettuale e della ricerca, segnate/i dalla dipendenza personale che caratterizza impiego e reclutamento (a mezzo cooptazione), le precarie e i precari faticano a essere parte di processi di lotta radicali e continuativi. La sindacalizzazione, che sembra impossibile, si fa invece quanto mai necessaria.
Nulla a che fare, però, con l’azione sindacale che si conosce in altri ambiti del pubblico o nei settori del privato più solidi dal punto di vista delle relazioni industriali. Non ci sono prassi consolidate, non vi è contrattazione stabile con la controparte, non esiste una unica controparte. Servono esperimenti sindacali, dunque: una mescolanza innovativa di conoscenza minuziosa della macchina burocratica e dei flussi finanziari, dei numeri e delle attività delle/dei precarie/precari, con azioni di lotta ad alto valore simbolico, eclatanti ma anche capaci di esercitare favorevolmente il rapporto di forza. Lo sciopero, nelle università, non esiste già; va di nuovo inventato. Dentro e fuori gli atenei; nelle lezioni e negli esami e oltre; con il pieno coinvolgimento delle/degli studenti; nel mondo reale e in quello della comunicazione.
Con questo spirito, le CLAP hanno affrontato le dense settimane ultime. Con questo spirito, attraverseranno le giornate di mobilitazione previste per fine gennaio dagli Stati di agitazione dell’Università, l’assemblea nazionale delle assemblee precarie prevista per febbraio a Bologna. Con questo spirito, sosterranno la lotta contro il DDL 1240, che sarà in aula, in Senato, a partire dalla seconda metà di gennaio e potrebbe essere approvato già entro marzo.
Affinché l’agitazione in corso diventi un movimento.
CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario
A seguire, il comunicato conclusivo degli Stati di agitazione dell’Università:
PER UN SISTEMA UNIVERSITARIO PUBBLICO, AUTONOMO E DEMOCRATICO
Comunicato conclusivo Stati di agitazione dell’università, 20 dicembre 2024
Gli Stati di agitazione dell’Università sottolineano come le attuali politiche di tagli alle risorse pubbliche, ulteriore precarizzazione del lavoro, sostanziale via libera agli atenei profit e telematici porteranno all’ulteriore scomposizione di un sistema universitario già segnato da dimensioni estremamente limitate, organici molto ridotti, precarietà, divergenze tra atenei e diseguaglianze nell’accesso.
Per un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico, rivendichiamo una svolta, a partire da:
Per questo gli Stati di agitazione propongono a tutte le componenti e le soggettività degli atenei:
Stati di agitazione dell’Università
Vedi su YouTube l’assemblea