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Che l’agitazione diventi un movimento

24 December 2024

Il Governo avanza con Legge di Bilancio e tagli mortali all’Università. Ma la protesta continua. Gli Stati di agitazione dell’Università del 20 dicembre hanno lanciato, per fine gennaio, una settimana di mobilitazione contro il definanziamento e il DDL 1240, precarizza ulteriormente il preruolo. Per l’8 e il 9 febbraio, prevista a Bologna l’assemblea delle assemblee precarie.

20 dicembre 2024: mentre la Camera approva la Legge di Bilancio con oltre 700 milioni di tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario nel triennio 2025-2027, da aggiungere agli oltre 500 milioni in meno per l’anno 2024, la CRUI celebra gli Stati generali dell’Università proprio alla Camera, “luogo del delitto”; senza spendere neanche una parola sui tagli, senza lasciare la parola ai circa 40 mila precari che rischiano il posto di lavoro a partire dal Primo gennaio. Vergogna. Vergogna tutta italica.

Sempre il 20 dicembre, però, si è svolta la mobilitazione degli Stati di agitazione dell’Università. Assemblea gremita, ad Architettura a Roma Tre, che per l’intera mattinata ha dibattuto delle iniziative di lotta da mettere in campo, già da gennaio. Presidio rumoroso, nel pomeriggio sotto il MUR, che ha contestato la Ministra Bernini, al Ministero (fatto più unico che raro) per un tavolo negoziale sul CNR.

Vale la pena rilevare che, nell’assemblea mattutina, vi è stata una convergenza importante tra le precarie e i precari, la Rete delle Società scientifiche, alcuni Rettori e diversi strutturati. Sempre la mattina, le forze politiche di opposizione hanno preso la parola, finalmente rompendo il silenzio sulla “tempesta perfetta” che si sta abbattendo sull’Università. Il presidio pomeridiano, reso complicato dal tempaccio e dalla data (raggiungere Roma sotto le feste è economicamente proibitivo), ha segnalato che la mobilitazione nata dalle tante assemblee precarie e d’ateneo, non solo non si ferma, ma sta avanzando.

Molto rimane da fare, i numeri non sono ancora quelli necessari per incidere. Ma è un fatto importante che, da Trento a Palermo, passando per Roma e Bologna, Pisa e Napoli, Padova e Salerno, Milano e Firenze, negli atenei di tutta Italia il fermento si stia consolidando. Ed è stata importante la partecipazione delle precarie e dei precari della ricerca allo sciopero generale e sociale del 29 novembre scorso. Ma molto, indubbiamente, rimane da fare.

Non sarà facile. In parte, per le passioni tristi che animano le università: un misto di rassegnazione e opportunismo, passività (politica) e cinismo (carrierista). Dopo anni di svalorizzazione (da parte delle politiche pubbliche) del lavoro intellettuale e della ricerca, segnate/i dalla dipendenza personale che caratterizza impiego e reclutamento (a mezzo cooptazione), le precarie e i precari faticano a essere parte di processi di lotta radicali e continuativi. La sindacalizzazione, che sembra impossibile, si fa invece quanto mai necessaria.

Nulla a che fare, però, con l’azione sindacale che si conosce in altri ambiti del pubblico o nei settori del privato più solidi dal punto di vista delle relazioni industriali. Non ci sono prassi consolidate, non vi è contrattazione stabile con la controparte, non esiste una unica controparte. Servono esperimenti sindacali, dunque: una mescolanza innovativa di conoscenza minuziosa della macchina burocratica e dei flussi finanziari, dei numeri e delle attività delle/dei precarie/precari, con azioni di lotta ad alto valore simbolico, eclatanti ma anche capaci di esercitare favorevolmente il rapporto di forza. Lo sciopero, nelle università, non esiste già; va di nuovo inventato. Dentro e fuori gli atenei; nelle lezioni e negli esami e oltre; con il pieno coinvolgimento delle/degli studenti; nel mondo reale e in quello della comunicazione.

Con questo spirito, le CLAP hanno affrontato le dense settimane ultime. Con questo spirito, attraverseranno le giornate di mobilitazione previste per fine gennaio dagli Stati di agitazione dell’Università, l’assemblea nazionale delle assemblee precarie prevista per febbraio a Bologna. Con questo spirito, sosterranno la lotta contro il DDL 1240, che sarà in aula, in Senato, a partire dalla seconda metà di gennaio e potrebbe essere approvato già entro marzo.

Affinché l’agitazione in corso diventi un movimento.

CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario

 

A seguire, il comunicato conclusivo degli Stati di agitazione dell’Università:

 

PER UN SISTEMA UNIVERSITARIO PUBBLICO, AUTONOMO E DEMOCRATICO

Comunicato conclusivo Stati di agitazione dell’università, 20 dicembre 2024

Gli Stati di agitazione dell’Università sottolineano come le attuali politiche di tagli alle risorse pubbliche, ulteriore precarizzazione del lavoro, sostanziale via libera agli atenei profit e telematici porteranno all’ulteriore scomposizione di un sistema universitario già segnato da dimensioni estremamente limitate, organici molto ridotti, precarietà, divergenze tra atenei e diseguaglianze nell’accesso.

Per un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico, rivendichiamo una svolta, a partire da:

  • il ritiro del DdL 1240, con la sua moltiplicazione e ulteriore strutturalizzazione del precariato, perché il lavoro di ricerca sia sempre configurato come lavoro (diritti, salari e rappresentanza);
  • un piano straordinario per i precari, con specifici meccanismi e processi di stabilizzazione, che riassorbano la bolla creata dalla legge Gelmini e rilanciata dal PNRR;
  • l’allargamento di organici e facoltà assunzionali a dimensioni europee con un nuovo piano pluriennale, garantendo quindi un reclutamento periodico, la reinternalizzazione dei servizi e l’adeguamento dei salari all’inflazione;
  • un reale diritto allo studio, costruendo servizi pubblici e universali, superando il numero chiuso ed eliminando le attuali tasse e contribuzioni studentesche (le più alte in UE);
  • il rilancio del sistema nazionale, eliminando logiche di mercato, squilibri tra sedi, distribuzione premiale e competitiva; cancellando la possibilità per gli atenei di essere profit e le politiche di favore per quelli telematici;
  • la rimessa in discussione di gerarchizzazioni e verticalizzazioni rilanciate dalla Legge Gelmini, per costruire comunità universitarie democratiche.

Per questo gli Stati di agitazione propongono a tutte le componenti e le soggettività degli atenei:

  • l’apertura di uno stato di mobilitazione permanente negli atenei, che si proponga di coinvolgere l’insieme delle comunità universitarie nei prossimi mesi attraverso appelli, assemblee, dimostrazioni, scioperi delle attività e degli esami, occupazioni;
  • nel caso ci fossero forzature a gennaio nei tempi e nelle modalità di approvazione del DdL Bernini l’organizzazione immediata di presidi, occupazioni e dimostrazioni a Roma e nei diversi atenei;
  • una settimana di agitazione a fine gennaio (27-31) in cui rilanciare l’iniziativa e la mobilitazione nelle università;
  • nel rispetto dei percorsi e degli appuntamenti di ogni soggetto e componente, l’organizzazione di un nuovo incontro degli Stati di agitazione fine febbraio/primi di marzo, per approfondire il confronto e rilanciare l’iniziativa.

Stati di agitazione dell’Università

 

Vedi su YouTube l’assemblea