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Spettacolo | Report dell’incontro con i Ministri del Lavoro e della Cultura

23 April 2021

Si è tenuto ieri, giovedì 22 aprile 2021, l’incontro con il Ministero del Lavoro e quello della Cultura. Tavolo interministeriale conquistato dalle lavoratrici e lavoratori, dopo un anno di mobilitazione determinata e tenace ||

Ascolta e guarda le prime dichiarazioni della delegazione al termine dell’incontro

[foto di Margherita Caprilli – DINAMOpress]

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Si è tenuto ieri, giovedì 22 aprile 2021, l’incontro con il Ministero del Lavoro e quello della Cultura. Tavolo interministeriale conquistato dalle lavoratrici e lavoratori, dopo un anno di mobilitazione determinata e tenace.

Oggetto dell’incontro sono state le nostre richieste riguardanti un arco temporale di breve periodo, rispetto alla prossima ripartenza del 26 aprile e ai fondi stanziati per l’emergenza, e le istanze di lungo periodo riguardanti la necessaria riforma strutturale del settore.

Abbiamo chiesto in quella sede che fosse garantita la copertura contributiva per le annualità 2020 e 2021, azione che i Ministeri si sono impegnati a perseguire, e che i bonus per emergenza Covid fossero estesi per tutto il 2021, così come il blocco dei licenziamenti. Ci siamo poi soffermati sull’importanza di non scaricare il costo dei tamponi sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, chiedendo un fondo o una convenzione che permettesse a tutti, a prescindere dalla forma contrattuale, di essere sottoposti a tampone con costi contenuti e comunque interamente a carico dei datori di lavoro. Abbiamo sottolineato anche l’importanza della valorizzazione delle libere arti di strada, soprattutto in una fase in cui le nostre città andranno nei prossimi mesi verso una profonda trasformazione dello spazio pubblico. Abbiamo anche richiesto di capire come alcuni grandi teatri avessero utilizzato i fondi del FUS ordinario 2020 e quello emergenziale, elargito senza obbligo di produzione, progettazione o rendicontazione, evidenziando la necessità di una continuità contrattuale per ogni lavoratore e lavoratrice di queste strutture a prescindere dal contratto applicato.

In merito alla riforma strutturale del settore abbiamo evidenziato le questioni per noi più stringenti, che hanno a che fare con una misura di continuità di reddito, illustrando il ragionamento fatto in quest’ultimo anno e approfondito all’interno dei tavoli tematici delle nostre occupazioni: pensiamo che il settore della cultura e dello spettacolo sia stato per più di trent’anni laboratorio di precarizzazione e sfruttamento, e che sia arrivato il momento di rovesciare questo laboratorio in una sperimentazioni di misure universali, in grado di contrastare precarietà e intermittenza ed essere allargate anche agli altri settori, per rompere la divisione tra categorie funzionale solo all’abbassamento dei diritti e delle tutele di tutt*.

Altre richieste avanzate in ottica di una riforma strutturale sono state quelle di garantire il raggiungimento dell’anno contributivo una volta conseguite 40 giornate per i lavoratori e le lavoratrici del gruppo A e B e di costruire una misura a sostegno del reddito dei “discontinui”, che garantisca la fruizione della stessa almeno per il triplo delle giornate effettivamente lavorate, garantendo l’accesso anche ai lavoratori autonomi .

Inoltre, abbiamo affrontato il tema dei fondi pubblici che dovrebbero essere aumentati raggiungendo almeno la media europea e assegnati con criteri qualitativi a beneficio anche di micro, piccole e medie realtà culturali sparse sul territorio nazionale che svolgono un lavoro imprescindibile  e che occupano circa l’80% delle lavoratrici e dei lavoratori del settore: con redistribuzione più equa delle risorse pubbliche ci saranno benefici sia in termini occupazionali che in termini di ricaduta sociale e benessere collettivo. Abbiamo proposto ai Ministri di investire in programmi di formazione retribuita per tutte le professionalità del settore, di includere nelle misure non solo emergenziali la figura del formatore e della formatrice, invisibile sia in termini di riconoscimento (come per altr* lavorat* del settore) che previdenziali, e un tavolo tecnico di lavoro con il MIUR per fortificare il rapporto tra arti performative professionali e scuola.

In chiusura abbiamo affrontato il tema fondamentale della vulnerabilità dei corpi di chi lavora nel settore, nell’ottica di riconoscere il lavoro usurante, e dell’esposizione alla precarietà che alcuni corpi, femminilizzati, sessualizzati e razzializzati, hanno in misura maggiore rispetto ad altri, affermando la necessità di combattere la violenza e la discriminazione da cui il comparto cultura e spettacolo non è assolutamente libero.

I Ministri hanno illustrato la loro azione sinergica in ottica di produrre un testo di legge comprensivo di tutte le proposte in questo momento depositate alla Camera e al Senato, un testo contenente misure su genitorialità, malattia, strumenti di sostegno al reddito, riforma del sistema previdenziale e della formazione. Si tratta di nodi che da un anno affrontiamo e sui quali chiediamo un cambio di rotta radicale, vedremo quindi al momento dell’uscita del testo in che modo e con quale profondità saranno formulate queste proposte. Per adesso si tratta solo di “titoli” e non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo o di produrre proposte inadeguate.

Abbiamo insistito molto sulla necessità di coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori nel processo di consultazione, confronto e approfondimento tecnico, segnalando il rischio di ritrovarci davanti ad un’azione normativa insufficiente e inadeguata alle problematiche da affrontare. Per questo abbiamo chiesto al governo di fermarsi. Pensiamo che la fretta di portare una proposta alla discussione parlamentare non aiuti il necessario processo di confronto con le lavoratrici e i lavoratori in mobilitazione.

Abbiamo chiesto di essere riconvocati e di partecipare a questo iter e ci è stata confermata la disponibilità a un nuovo confronto all’inizio di maggio, momento in cui dovrebbe essere pronto il testo della legge.

Per quanto ci riguarda continueremo a vigilare su questi passaggi attraverso la costruzione di mobilitazioni e lotte, per tenere alta l’attenzione e per imporre la partecipazione di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori a questo passaggio decisivo per il settore dello spettacolo e della cultura e non solo. La mobilitazione e la lotta restano il motore centrale di questo processo e l’unico modo attraverso il quale sarà possibile strappare conquiste e migliorare un settore che versa in condizioni di sfruttamento drammatico da ben prima della pandemia.

Non potremmo accontentarci di qualche timida riforma, siamo consapevoli che è questo il momento di pretendere un cambio di passo epocale, che metta al centro il reddito, i diritti, la dignità e il benessere di chi lavora.

Non per noi, ma per tutt*