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Reddito, salario, contratto unico. Prime note sull’inchiesta con i precari dello spettacolo

29 April 2021

Da metà aprile, attivisti delle CLAP e ricercatori, stanno conducendo un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita dei numerosi (una cifra non immediatamente rilevabile) lavoratori e lavoratrici dello spettacolo in Italia. Al momento hanno compilato il questionario on-line circa 600 persone. A seguire, prime note in merito di Antonio Sanguinetti e Mirco Di Sandro.

“Lo scopo dell’inchiesta non è l’interpretazione del mondo ma l’organizzazione della sua trasformazione”

Antonio Conti, Fare Inchiesta Metropolitana

[L’inchiesta sui lavoratori e lavoratrici dello spettacolo è ancora in corso. Invitiamo tutte e tutti a compilare, condividere e diffondere il questionario]

Da metà aprile stiamo conducendo un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita dei numerosi (una cifra non immediatamente rilevabile) lavoratori e lavoratrici dello spettacolo in Italia. Al momento hanno compilato il questionario on-line circa 600 persone. Il numero dei rispondenti però non è un elemento decisivo, si è scelto volutamente di non percorrere la strada della ricerca sociologica classica basata su una metodologia scientifica costruita intorno a strumenti di campionamento probabilistico e dati rappresentativi. Il lavoro segue un altro indirizzo, quello dell’inchiesta sociale e militante, nel tentativo di rilevare gli elementi politici e sindacali connessi all’esperienza soggettiva dei lavoratori e delle lavoratrici. A tal riguardo è stato fondamentale il confronto con il collettivo degli auto-organizzati dello spettacolo di Roma (ASR) e la rete intersindacale RISP: questi soggetti, sin dall’inizio dell’emergenza pandemica, con la chiusura dell’intero comparto, hanno assunto un ruolo protagonista nel lungo percorso di mobilitazione. Gli obiettivi della ricerca, e di conseguenza gli indicatori e le domande che strutturano lo strumento di rilevazione (il questionario), sono stati definiti attraverso il confronto continuo e i dibattiti nelle lunghe riunione, nelle assemblee, nelle iniziative pubbliche e nei numerosi momenti di mobilitazione. Una ricerca, dunque, che nasce dal basso e vuole provare ad approfondire la conoscenza di un variegato movimento, che si è espresso al di fuori dei sindacati istituzionali ed è riuscito a sperimentare diverse forme di lotta raggiungendo ogni parte d’Italia, dalle grandi aree metropolitane ai piccoli centri di provincia. Al momento il mondo dello spettacolo è un vero laboratorio sindacale in tempo di pandemia capace di immaginare nuovi percorsi e di avanzare rivendicazioni originali all’altezza della fase storica.

Dal 26 aprile il governo ha deciso di aprire teatri e cinema, una ripartenza che si annuncia falsa e contradditoria. Nei giorni precedenti è stato convocato il primo tavolo interministeriale con la presenza sia del ministro della Cultura che del Lavoro. L’inchiesta, come strumento politico di comprensione e costruzione, può risultare utile in questi giorni per fornire informazioni sui principali problemi e le richieste più significative che emergono dalle risposte al questionario. A tale scopo anticipiamo alcuni dati parziali, elaborati su un campione di 557 rispondenti (dati aggiornati al 23/04/2021).

La questione più sentita è la continuità di reddito, più dell’81% di coloro che hanno risposto dichiara di essere molto d’accordo con l’affermazione “Ci vorrebbe un sistema che garantisca continuità di reddito ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo nei periodi tra un contratto e l’altro”.

Un altro elemento centrale è la questione salariale, il 67,7% delle persone che hanno compilato il questionario si sono dette molto d’accordo con l’affermazione “Gli stipendi sono troppo bassi: è necessario un innalzamento dei livelli minimi salariali”. A questi si aggiungono il 24,8% che si è detta abbastanza d’accordo.

Il terzo problema in ordine di importanza risulta essere l’assicurazione contro gli infortuni, infatti il 52,8% si è detta molto d’accordo con la dichiarazione “l’assicurazione contro gli infortuni non copre in maniera efficace i rischi del mestiere” e il 28,7% è abbastanza d’accordo.

La quarta questione riguarda la condizione contrattuale, il 52,4% è molto d’accordo con l’asserzione “il mondo dello spettacolo è troppo frantumato. È necessario un contratto unico di settore”, a questi si aggiunge il 32,3 % che si è dichiarata abbastanza d’accordo.

Se dunque i ministri e i giornali parlano esclusivamente e genericamente di riaperture, dal questionario emerge come non si voglia ritornare alla situazione pre-pandemica. Il 47,6%, infatti, si è detta molto d’accordo con l’affermazione “Non voglio ritornare al passato, perché il passato è il problema”, mentre il 33,2% è abbastanza d’accordo. “Riaprire in sicurezza”, nel rispetto delle limitazioni necessarie al contenimento del contagio e della salute stessa di lavoratori e lavoratrici (una questione da sempre trascurata), è il messaggio ribadito a gran voce nel corso delle più recenti mobilitazioni in tutta Italia.

Infine, è importante notare come le mobilitazioni dello spettacolo sappiano connettere la questione categoriale a una più ampia rivendicazione sociale. Un elemento che ci permette di cogliere la maturità e la coscienza che si è sedimentata in questo anno di lotte. Il 74% dei rispondenti, infatti, sostiene che “Ci vorrebbe un reddito universale”.