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Spettacolo Arte Cultura | 27 giugno: lavoratrici e lavoratori in piazza Roma

25 June 2020

La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dello Spettacolo, dell’Arte e della Cultura non si ferma: il prossimo sabato, manifestazione nazionale a Roma (ore 14 Piazza Santi Apostoli); il giorno dopo assemblea (ore 10 presso Acrobax). Le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, che da settimane a Roma seguono e sostengono la lotta, saranno al loro fianco. Così i precari della Ricerca e dell’Università, mobilitati per il Reddito e il welfare. A seguire gli appelli che lanciano la piazza.

 

STATO DI AGITAZIONE PERMANENTE DEL MONDO DELLA CULTURA E DELLO SPETTACOLO

Siamo le lavoratrici e i lavoratori dell’arte, dello spettacolo e della cultura.

Siamo scesi in piazza il 30 Maggio in 15 città italiane. Nonostante l’avvio dell’interlocuzione istituzionale locale in diverse regioni italiane, ancora nessuna risposta è arrivata dalle istituzioni nazionali e ministeriali.
A 4 mesi dall’inizio del blocco la nostra condizione non è cambiata: la “ripartenza” annunciata per il 15 giugno crea di fatto nuove disuguaglianze ed esclude la gran parte delle realtà che producono arte, cultura e spettacolo nel nostro paese. Per questo torneremo in piazza!

Saremo tutte e tutti insieme a Roma sabato 27 giugno con una grande manifestazione nazionale.

Siamo lavoratrici, lavoratori, associazioni, imprese dello Spettacolo e della Cultura, riuniti in realtà nazionali e territoriali che si riconoscono negli art. 4, 9, 33, della Costituzione Italiana, nella cultura etica del lavoro, nei suoi doveri e nei suoi diritti.

Siamo convinti che la Cultura sia strumento fondamentale per la ripresa della Nazione.
La Cultura è “Bene comune” e per questo dobbiamo essere ascoltati.

Siamo scesi in piazza il 30 maggio in 15 città italiane ma, nonostante l’avvio dell’interlocuzione istituzionale locale in diverse regioni, ancora nessuna risposta è arrivata dalle istituzioni nazionali e ministeriali.

Questo drammatico momento di emergenza sanitaria ed economica ha portato allo scoperto, in tutta la sua evidenza, la totale mancanza di inquadramento giuridico dello status dell’artista, delle maestranze e di tutto il comparto lavorativo nel suo insieme. Siamo stanchi di essere un’anomalia, una lacuna dell’ordinamento. Siamo stanchi di essere tagliati fuori dal perimetro del lavoro tutelato.

La ripresa, fissata dal Governo il 15 giugno, è una falsa riapertura che permette solo a una esigua percentuale dell’intero comparto di tornare effettivamente a lavorare, evidenziando quanto siano poco considerate dalla politica le nostre prestigiose competenze che sono base fondante e tradizione della cultura italiana ed europea.

Come parte attiva e realmente rappresentativa delle pluralità che animano il settore, chiediamo nuovamente al Governo la convocazione ad un tavolo istituzionale per avviare il processo legislativo necessario a colmare l’enorme vuoto giuridico esistente e un confronto immediato per una reale ripartenza.

Chiediamo a gran voce:

PER LA FASE EMERGENZA

– Un reddito per i lavoratori e lavoratrici dello Spettacolo, dell’Arte e della Cultura fino allo scioglimento definitivo delle limitazioni imposte dai protocolli Covid-19 e in ogni caso fino alla completa e reale ripresa del settore.

– Un piano di supporto economico concreto che passi anche per uno sgravio fiscale a sostegno di imprese, aziende e associazioni di settore garantendone la sopravvivenza e migliori prospettive future.

– Protocolli per la sicurezza unitari, ufficiali e vidimati, che individuino con certezza l’assunzione di responsabilità e le coperture assicurative, in modo da rispettare e tutelare le singole specificità di ogni categoria di lavoratori e datori di lavoro in ogni possibile luogo di attività.

– Mantenimento dei livelli occupazionali pre-covid senza riduzione dei compensi ai lavoratori e alle lavoratrici e dei cachet alle compagnie, agli artisti, alle aziende e alle imprese del comparto spettacolo.

– Impiego del FUS ordinario per saldare tutte le retribuzioni e i cachet insoluti prima dell’emergenza sanitaria. Riconoscimento di un’indennità per i contratti interrotti causa Covid. Abolizione dell’attuale inserimento della clausola di risoluzione dell’impegno lavorativo “senza niente a pretendere” in caso di ricaduta nello stato di emergenza.

– Gestione emergenziale chiara e democratica dell’utilizzo delle risorse derivanti dalla copia privata e dai diritti connessi maturati dagli artisti interpreti esecutori e dagli autori per evitare scopi diversi dalla distribuzione agli stessi aventi diritto (SIAE, Imaie in Liquidazione), gettando le basi per una concreta riforma del diritto d’autore a tutela delle fasce più vulnerabili e con adeguamento alle direttive europee sulle collecting.

– Rifiuto di ogni forma di streaming dello spettacolo dal vivo in assenza di una regolamentazione specifica concertata tra le parti.

PER UN NUOVO SISTEMA DELLA CULTURA, DELLE ARTI, DELLO SPETTACOLO DAL VIVO

– Riconoscimento giuridico delle professioni artistiche e tecniche che ne rispetti e tuteli la specificità in tutte le sue forme e ne riconosca la professionalità. Riconoscimento delle aziende che operano nel settore dello spettacolo con specifiche normative.

– Diritto delle donne a non essere discriminate sul lavoro durante e dopo la maternità. Parità di retribuzione ed equa presenza della scena femminile in ogni piano di rappresentanza culturale, sociale e politica.

– Compimento del diritto di pari opportunità sul lavoro per ogni etnia e genere.

– Internalizzazioni e assunzioni dirette in teatri, musei, biblioteche e organismi culturali pubblici.

– Continuità di reddito che agisca a livello fiscale, contributivo e assicurativo, compensando e sostenendo il rischio economico del lavoratore nei periodi di non occupazione.

– Revisione dei CCNL in un’ottica di uniformità contrattuale di tutele e di diritti non al ribasso, che contrasti la frammentazione, le disuguaglianze, mantenendo le specificità dei ruoli di ogni categoria. Chiediamo inoltre la creazione di Contratti Collettivi Nazionali ove mancanti, come audiovisivo attori, musica dal vivo ed altri.

– Una politica che consideri la Cultura come investimento e che superi del tutto la logica del ripianamento del deficit, che sia capace di sostenere parametri qualitativi, incrementando l’intervento economico a suo favore dall’attuale 0,7% fino ad almeno l’1,5% del PIL.

– Che siano rimodulati i criteri di erogazione e accesso al Fondo Unico per lo Spettacolo secondo una logica di pluralismo, trasparenza e reale controllo, che facilitino la partecipazione delle piccole e medie realtà e che prevedano l’utilizzo prevalente degli stessi fondi a favore delle professionalità del palcoscenico.

– Revoca dei finanziamenti del Fondo Unico per lo Spettacolo ai soggetti beneficiari che non rispettano il CCNL scritturati e teatri.

– L’attivazione di strumenti come l’Osservatorio Nazionale, già previsto dal CCNL dei Teatri del 2018, che garantisca l’assunzione di responsabilità da parte delle Imprese rispetto
agli illeciti.

– Protocolli di sicurezza sul lavoro adeguati alle mansioni e relativi controlli. Maggiori tutele in caso di infortunio o malattia, con copertura economica per l’intero periodo di malattia. Riconoscimento del lavoro usurante per tutti i lavoratori e le lavoratrici.

– Inserimento dell’insegnamento delle arti dello spettacolo nella Scuola Pubblica ad esclusivo appannaggio dei professionisti del settore. È inoltre indispensabile una normativa che inquadri sia professionalmente che fiscalmente la posizione della formatrice e del formatore creando un codice contributivo ad hoc.

– Creazione di uno sportello di consulenza e domanda/offerta per le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, della cultura, dell’arte all’interno dei Centri per l’impiego, che sia accessibile e fruibile gratuitamente.

– Revisione del sistema pensionistico del settore spettacolo e cultura, ad oggi inaccessibile per la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Riduzione dei requisiti minimi per la maturazione di un anno di anzianità pensionistica.

– Ripristino dell’autonomia dell’ENPALS dall’INPS.

Senza queste misure e senza convocazione ufficiale ai tavoli istituzionali, protrarremo lo stato di agitazione permanente fino ad adottare forme sempre più determinate di mobilitazione, affinché le promesse dei nostri governanti

“Nessun artista verrà dimenticato: nessun attore, nessun musicista così come nessun lavoratore del mondo dello spettacolo. Non parlo delle grandi star, che hanno le spalle robuste, parlo delle professionalità più indifese: le prime misure sono a loro tutela”…

…non restino solo vuote parole.

 

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LAVORI DIVERSI, STESSA PRECARIETA’: REDDITO PER TUTT*!

LA #RICERCAPRECARIA A FIANCO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DELLO SPETTACOLO.

Negli ultimi mesi decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici precari si stanno organizzando in ogni settore e ambito. Tra quest*, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e della cultura hanno avuto la forza di imporre al discorso pubblico una visione chiara su cosa significa vivere in una dimensione strutturale di intermittenza sia di lavoro sia di reddito; su cosa significa vivere quando i tempi di lavoro e i tempi di vita si confondono senza riuscire più a riconoscerne le priorità; su cosa significa vivere con la costante minaccia della povertà e di un futuro esistenzialmente incerto.

A noi ricercatori e ricercatrici precari è stato subito chiaro come le loro biografie e le loro difficoltà fossero estremamente compatibili con quelle che noi stess* viviamo da molto tempo. Come qualcuno diceva, le precarietà sono tutte diverse, ma in fondo sono anche tutte uguali. Partendo da noi e dalle nostre vite, ci sembra evidente che l’intermittenza contrattuale e l’assenza di forme di welfare adeguate, così come l’indefinita instabilità che siamo costretti a vivere per lunghissimo tempo, sono elementi che ci fanno sentire come le lotte di quest* precar* siano anche le nostre lotte.

Vogliamo innanzitutto parlare a chi queste le lotte le sta costruendo: saremo in piazza con voi il 27 Giugno, in occasione della Manifestazione Nazionale dei Lavoratori e delle Lavoratrici dello spettacolo. Non solo per solidarietà evocata o per vicinanza emotiva: siamo consapevoli che dalla precarietà o ci salviamo tutt* assieme oppure non si salva nessun*.

Rivendicare immediatamente un reddito universale incondizionato è solo il primo passo per immaginare un futuro diverso in cui a prevalere siano la dignità delle persone e non i profitti per pochi. Garantire in ogni caso continuità di reddito e di tutele a chiunque lavori è una necessità non più derogabile che può essere conquistata solo con le lotte.

La precarietà non è l’unico elemento che ci fa sentire profondamente vicin* alla condizione in cui oggi, nella crisi pandemica, si ritrovano a vivere i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo. In queste settimane, da quando è iniziata la cosiddetta fase 3, osserviamo come le scelte di chi ci governa dicano molto su come si stia immaginando il futuro: riaprono le fabbriche, riaprono bar e ristoranti, ricomincia la seria A con tanto di bagni di folla in strada per festeggiare le vittorie, si dibatte animatamente sulla riapertura di discoteche e campi di calcetto, ci si interroga su come far ripartire il turismo e sul costruire cubi di plexiglass attorno agli ombrelloni degli stabilimenti. Mentre accade tutto questo, l’unica cosa che viene detta sul mondo della cultura e dei saperi è che non si può riaprire per l’impossibilità di garantire livelli minimi di sicurezza. Livelli minimi che invece sembrano essere dati per scontati per quanto riguarda le attività del settore privato e dei settori della produzione e della logistica, nonostante i campanelli d’allarme che più volte hanno suonato sulla sicurezza sul lavoro negli scorsi mesi.

Scuola, università e luoghi della cultura non sono, com’è evidente, tra le priorità da affrontare per il governo. Non è accettabile che il governo e i ministeri non abbiano neanche minimamente delineato un progetto di riapertura in sicurezza di questi luoghi. Un’inefficienza colpevole che molto ci dice su cosa si sta immaginando debbano diventare i luoghi della cultura e della formazione del paese.  Il Piano Colao, se mai verrà recepito per intero, sta lì a dimostrare che le idee che guidano l’azione di governo e i pareri che il governo sceglie di prendere in considerazione consistano nel riprodurre le stesse ricette del passato: il mercato all’assalto della diligenza. Le proposte del Piano Colao su formazione e cultura sono il proseguimento e la radicalizzazione delle misure già delineate dalle riforme Gelmini, dalle riforme Franceschini e da tutte quelle riforme che hanno spinto le istituzioni pubbliche ad essere vendute ai privati o, in ogni caso, ad assumere una forma organizzativa soltanto orientata al profitto. Sembra che la violenza della pandemia e della crisi che ha prodotto abbia spinto ad accelerare quei processi di privatizzazione e di conversione neoliberale dei luoghi del sapere e della cultura, i quali hanno definito la catastrofe che il Covid, in questi mesi, ha semplicemente illuminato.

Non è accettabile che il dibattito sulla riapertura in sicurezza dei luoghi di lavoro del settore culturale e della formazione non inizi nemmeno, con la naturalizzazione del fatto che non ci sono sufficienti risorse.

Scendiamo in piazza con i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo per rifiutare questo stato di cose: rivendichiamo un nuovo radicale investimento per scuola, università, cultura, spettacolo, sanità.

Vogliamo ribadire che i difficili mesi che stiamo passando ci hanno consegnato il bisogno non più rimandabile di immaginare un mondo diverso che nasca dalla solidarietà e non dall’individualismo, dai diritti e non dalla competizione, dal riconoscere il bisogno di saperi e cultura cooperanti e non dal profitto come unica ragione sociale delle nostre vite e del nostro lavoro. Che l’ennesima crisi non ricada sulle nostre spalle.

Per questi motivi, come UniCOVID 2020, invitiamo tutt* i ricercatori e le ricercatici precari a scendere in piazza a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, a Roma Sabato 27 Giugno alle ore 14. Invitiamo tutt* a prendere contatti con chi nei territori si sta organizzando per giungere insieme a Roma e a contribuire nella diffusione della campagna di Crowfounding per gli autobus che quel giorno si muoveranno da tutta Italia.

E’ solo l’inizio, ma il futuro ci sta aspettando. Cominciamo a camminare insieme.

UniCOVID2020