In questi giorni, nelle ultime ore, si sono susseguite conferenze stampa, articoli, lettere e prese di posizione da parte di Confindustria e delle Organizzazioni sindacali confederali: un balletto attorno alle anticipazioni del Decreto Legge che avrebbe dovuto chiudere tutte le attività produttive non indispensabili e che invece si è trasformato in una norma dalle maglie larghissime, con troppe persone ancora costrette a recarsi ogni mattina al lavoro. Il prezzo che le lavoratrici e i lavoratori stanno pagando, in alcuni settori più di altri, è elevatissimo: basti pensare che, tra il personale del comparto Sanità, sono circa 5.000 coloro che risultano contagiati dal COVID-19, il doppio della Cina.
Davanti a questi numeri, e al numero spaventoso dei deceduti, l’atteggiamento di Confindustria, che continua ad anteporre i profitti alla vita di donne e uomini, è a dir poco INACCETTABILE, segno inequivocabile del collasso civile del nostro Paese. Così come appaiono assai timide le mosse del Governo e dei sindacati confederali, a eccezione dei metalmeccanici della Lombardia e del Lazio, che in questo momento stanno valutando se scioperare nella giornata di domani. Noi, come affermiamo da giorni, riteniamo che vadano chiuse immediatamente tutte le attività produttive non indispensabili, per permettere a tutte e tutti di tutelare la propria salute, per fermare finalmente la pandemia. Scopriamo invece che, nella lunga lista di attività che rimarranno aperte, figurano tra le altre anche i call center. È di ieri la notizia che in uno dei call center più grossi della capitale è morto un ragazzo di 35 anni, a causa del COVID-19, che fino a pochi giorni prima aveva lavorato a stretto contatto con più di 200 colleghi. Non è possibile attendere un minuto di più, bisogna imporre scelte rapide ed efficaci.
Per questo riteniamo opportuno e giusto lo sciopero generale promosso da USB per il 25 marzo, proclamato ai sensi dell’Articolo 2 Comma 7 della Legge 146/90 e seguenti in cui si afferma che le disposizioni della stessa Legge «in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata non si applicano nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori».
Sappiamo ovviamente che per alcuni settori non è possibile scioperare, a garanzia dei servizi minimi necessari, e sappiamo con quanto coraggio, professionalità e competenza gli operatori sanitari stanno portando avanti il loro compito, ma siamo convinti che sia necessario fare qualcosa e mobilitarsi con gli strumenti a disposizione. Per questo lo sciopero del 25 per il comparto Sanità e le Cooperative, come per altri settori pubblici essenziali, sarà sciopero di 1 minuto (leggi l’articolazione). Un atto simbolico ma fondamentale, per avanzare rivendicazioni fondamentali:
Rimanere fermi e in silenzio oggi vuol dire essere complici: proprio la responsabilità collettiva che sentiamo e ci orienta, ci spinge anche a rompere il ricatto, aderendo allo sciopero del 25 marzo 2020.
CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario