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#StopVoucher | Spezziamo la catena dello sfruttamento e della precarietà

27 December 2016 |  Clap Padova

Nuove mobilitazioni a Padova

Nel corso del pomeriggio di mercoledì 21 Dicembre, a Padova le Camere del Lavoro Autonomo e Precario hanno animato una nuova iniziativa nell’ambito della campagna nazionale #StopVoucher, che nel corso dell’autunno ha attraversato le strade e le piazze di Roma e Napoli per denunciare il crescente abuso dei cosiddetti “buoni lavoro” da parte dei datori di lavoro.

A partire dal colosso dell’abbigliamento “Zara”, simbolo delle vergognose condizioni di lavoro in cui versano milioni di giovani, non ultimo lo spregiudicato ricorso agli ormai tristemente famosi voucher, in tanti e tante, attraverso un volantinaggio attivo abbiamo percorso le “vie dello shopping” padovano, conosciute anche come “vie dello sfruttamento”. E’ proprio in questi luoghi, ancor di più nel periodo natalizio, che il lavoro precario e impoverito mostra tutti i pezzi forti del proprio repertorio: turni lavorativi durissimi (festivi compresi), assenza di tutele e costante erosione dei diritti, stipendi che non permettono in nessun modo una esistenza degna, in buona parte dei casi erogati in voucher che sempre più spesso permettono di celare il lavoro nero.

Siamo scesi in pizza, quindi, esigere con forza l’abolizione dei voucher come strumento di remunerazione del lavoro, e per chiedere un reddito di base contro la precarietà, cosi come il ripristino dei diritti fondamentali cancellati dalla Legge Fornero prima, e dal Jobs Act poi. Ferie, malattia, maternità, accesso ai sussidi di disoccupazione, nonché la possibilità di pianificare la propria vita, devono rappresentare un diritto fondamentale e inalienabile per tutti e tutte, e non un lusso per pochi!

L’iniziativa, poi, ha offerto l’occasione per rispedire al mittente le volgari dichiarazioni del ministro Poletti e per chiederne le immediate dimissioni, dopo che nei giorni scorsi si è scagliato contro i giovani italiani migranti agitando una pericolosa una guerra generazionale. Ormai l’anno volge al termine, ma il nostro impegno quotidiano per chiedere il ritiro dei voucher e un nuovo welfare è solo all’inizio. Organizziamoci, mettiamo in comune le nostre forze, rompiamo la gabbia dell’isolamento: rivendichiamo diritti.


Di seguito il volantino distribuito nel corso dell’iniziativa:

#StopVoucher

Se ti pagano in Voucher, ti stanno fregando!

Il rapporto Bes 2016 sul benessere equo e sostenibile in Italia, pubblicato recentemente dall’ISTAT, mette in luce – se ancora ce ne fosse necessità – la situazione di crescente impoverimento del nostro paese. Dalla crisi economica iniziata nel 2008, l’aumento delle diseguaglianze non si è arrestato, mentre la ricchezza, per la gran parte riferibile a rendite, rimane confinata nelle mani di una percentuale assai minoritaria della popolazione.

Ma non solo: quasi il 12% delle persone vive all’interno di nuclei famigliari con redditi discontinui e condizioni lavorative estremamente precarie, anche dal punto di vista del riconoscimento dei diritti. Si è prodotta, quindi, una spirale dell’impoverimento che non sembra trovare ostacoli: l’aumento esponenziale del lavoro precario e senza tutele è accompagnato da una drammatica recrudescenza delle condizioni generali di diseguaglianza e povertà. La gran parte del mercato del lavoro è composto ora da lavoratori poveri, i cosiddetti working poor, beneficiari di un salario decisamente inferiore a quello che può permettere il superamento della soglia di povertà, o peggio ancora retribuiti con i voucher (1,380 milioni nel 2015).

Questi ultimi si sono configurati come la nuova frontiera dello sfruttamento: una sorta di licenza al caporalato. Introdotti nel 2003 per il solo settore agrario, la Legge Fornero del 2012, e in seguito il Jobs Act nel 2015, ne hanno esteso l’uso a tutti i settori produttivi. I voucher hanno un valore nominale di 10 euro, di cui in tasca ai lavoratori ne vanno 7,50. Il resto è infatti composto da: 1,30 euro per la gestione separata INPS (pensione), 0,70 euro per l’INAIL (assicurazione) e 0,50 euro di spese di gestione.

Il loro uso come forma di retribuzione, e non certo di contrattualizzazione, ha visto una crescita esponenziale sia all’interno delle piccole e medie imprese, sia tra le grandi catene del consumo, fra cui Zara e McDonald’s. Le cifre parlano chiaro: un incremento del 66% nel 2015, e di un ulteriore 46% nel periodo gennaio-agosto del 2016.

Di fronte a questo quadro, non smetteremo di affermare con forza il nostro rifiuto al lavoro gratuito, sotto-pagato e senza tutele. Con forza, ancora, affermiamo la necessità di organizzarci contro lo sfruttamento e per l’estensione del welfare: diritti dentro e fuori il mondo del lavoro, e reddito possono rappresentano la strada percorribile per restituire a tutte e tutti la possibilità di costruire la propria vita, seguendo i propri desideri e le proprie aspirazioni.

Per questa ragione, come Camere del Lavoro Autonomo e Precario (CLAP) abbiamo avviato la campagna #StopVocuher finalizzata alla denuncia dei luoghi di lavoro che utilizzano i voucher e, allo stesso tempo, promuovere l’assistenza legale per il riconoscimento dei diritti sul lavoro.

Un torto fatto a uno, è un torto fatto a tutti.

CLAP – Padova | Camere del Lavoro Autonomo e Precario – Via Brigata Padova 7