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Generazione Zero: Zero diritti, zero tutele, zero sicurezze

16 June 2016

Noi siamo questi, e chi tocca uno di noi, tocca ognuno di noi. Noi, attiviste e attivisti di CLAP Napoli – Camere del Lavoro Autonomo e Precario, sentiamo l’esigenza di intervenire sui fatti di sabato 11 Giugno, avvenuti a seguito della contestazione di un gruppo di attivisti di questa città (Disoccupati 7 Novembre, Comitato per Il Reddito Minimo Garantito, Zero81, ecc.) durante un incontro tenutosi presso la Fondazione Banco di Napoli tra il mondo accademico e il sottosegretario al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.

[guarda il video]

A seguito dell’intervento di una attivista dello Zero81, Michela, che lavora come operatrice sociale, attraverso il quale denunciava lo stato di precarietà e di sfruttamento dei lavoratori del Terzo settore, il Consorzio Gesco Sociale, che raggruppa ben 41 imprese sociali nel territorio napoletano, ha avuto l’arroganza di citare (e taggare sulla pagina di Massa Critica) il nome di Michela provando a intimidirla.

La colpa di Michela? Aver alzato la testa e la voce per mettere in discussione le condizioni nelle quali la maggior parte dei lavoratori del terzo settore si trovano ad operare: lavoro non pagato, lavoro pagato con l’uso (anzi abuso) di voucher, nessuna tutela.

L’intervento di Michela rispecchia bene il sentimento di tantissimi lavoratori, non solo del terzo settore, che ogni giorni vivono come unica certezza la precarietà a tempo indeterminato, lo sfruttamento, il ricatto, la rapina di tempo dei datori senza un’adeguata ricompensa e la mancanza di un welfare adeguato.

Il grido di allarme della lavoratrice fa paura a chi gestisce, direttamente o indirettamente tramite esternalizzazione ad altre imprese sociali, il lavoro di migliaia di persone. Interpretiamo questo atto, che reputiamo aggressivo e costruito per approfittare del comune sentimento di ricatto che la nostra generazione si trova a subire ogni giorno, come un segnale di debolezza da parte di Gesco Sociale.

Saranno state le quasi 4000 visualizzazioni a spaventare Gesco?

Se davvero il consorzio Gesco Sociale gestisce senza ombre e senza l’utilizzo improprio dei voucher e di lavoro volontario (come ha tenuto a ribadire) le proprie attività, perché questa reazione?

Abbiamo quindi delle domande da fare agli amministratori e al presidente di Gesco:

1. Se l’aspirazione dell’impresa sociale non è il profitto ma la solidarietà, Gesco Sociale si assicura che le imprese ad essa collegate rispettino la dignità dei lavoratori?

2. Esiste un meccanismo di monitoraggio interno?

3. E, se sì, perché Gesco Sociale non socializza i risultati di questo monitoraggio?

Pensiamo, tenendo anche in considerazione la reazione inopportuna di Gesco, che pian piano stiano emergendo le contraddizioni del cosiddetto privato sociale che, nel riempire il vuoto delle istituzioni rispetto alle politiche sociali, approfittano del potere crescente che hanno acquisito negli ultimi anni, caratterizzati dallo smantellamento del welfare.

Pensiamo, infine, che l’intervento di Michela possa essere una scintilla nel buio del ricatto imposto alla nostra generazione precaria e auspichiamo che da questo atto di ribellione e denuncia si possa costruire a breve un percorso di mobilitazione che vada a smascherare chi, legittimato dal Jobs Act, approfitta delle lavoratrici e dei lavoratori per riaffermare quella dignità che ogni giorno governi, amministratori locali, datori di lavoro provano a calpestare.