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Enti, opere e istituti Valdesi | Nota delle CLAP sul rinnovo del CCNL

29 June 2023

Questa nota vuole essere un primo contributo che come iscritt3 di CLAP – Diaconia Valdese apportiamo al confronto sul rinnovo del CCNL per il personale dipendente da Enti, opere e istituti valdesi, facendo anche tesoro del percorso assembleare che abbiamo attraversato nel corso dell’ultimo anno assieme a tante e tanti altri dei Servizi Inclusione.

Il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, a causa di un accresciuto costo della vita che ha eroso i salari reali e ha aumentato la precarietà e l’incertezza nelle vite di ognun@, ci pone in una condizione di crescente disagio che rende necessaria una ridefinizione del contratto volta ad una crescita tanto dei livelli retributivi che dei diritti goduti. Siamo consapevoli delle criticità e delle difficoltà del Terzo Settore, le quali tuttavia non possono ricadere in toto su chi fornisce i servizi in prima persona.

Per queste ragioni pensiamo che il rinnovo del CCNL debba prevedere questi miglioramenti prioritari:

1) Consolidamento dell’orario di lavoro: laddove si svolga il proprio lavoro regolarmente a tempo pieno, il contratto va adeguato alle 38 ore settimanali, in luogo delle attuali 19 a tempo indeterminato +19 di variazione oraria. Il lavoro supplementare, che attualmente ammonta al 30% del lavoro prestato, deve ridursi sensibilmente e costituire un’eccezione e non la regola dei nostri rapporti lavorativi. Le implicazioni di questa modalità contrattuale sono di diversa natura.

Innanzitutto tali condizioni alimentano un’incertezza reddituale che si amplifica nelle grandi città. Questo aspetto rende estremamente difficile mettere in atto azioni concrete per vivere il quotidiano in modo dignitoso e sostenibile – primo elemento, tra tutti, quello di riuscire a trovare una casa in affitto e sostenerlo nel tempo o chiedere ed ottenere un finanziamento.

La presenza delle ore contrattuali a termine crea un sentimento di forte stress che spesso causa burn-out nei lavoratori/lavoratrici: la persona non ha infatti la certezza che le ore vengano rinnovate con il rischio di avere un contratto con le sole 19 ore di tempo indeterminato; questo, ovviamente, lascia il lavoratore/lavoratrice in una condizione di limbo e continuo affanno psicologico, a cui si aggiunge la preoccupazione per una possibile riduzione significativa delle entrate economiche.

Condizioni contrattuali come quelle sopra descritte non rispecchiano neanche l’effettivo carico di lavoro che i lavoratori e le lavoratrici si trovano a dover gestire nel quotidiano. Questo alimenta ulteriormente la loro condizione di stress, generando un alto turn over tra il personale. L’elevato turn over non consente al lavoratore/lavoratrice di creare un legame con il lavoro stesso e, contemporaneamente, mina la qualità dei servizi offerti.

2) Garantire il corretto inquadramento professionale: ridefinire i corretti inquadramenti nel sistema di classificazione del personale, prevedendo sia l’inserimento di nuovi profili specifici del settore lavorativo di riferimento (mediatore culturale, operatore legale, referente area legale, operatore dell’accoglienza, insegnante di italiano L2, operatore sociale, referente degli inserimenti lavorativi, referente dei progetti di integrazione, progettista, referente area progettazione) sia il loro corretto inquadramento professionale che deve tenere conto del grado di responsabilità e delle mansioni svolte e oltre che del titolo di studio in possesso del lavoratore.

3) Adeguamento dei salari all’inflazione e aumento dei buoni pasto: sulla base del notevole aumento del caro vita nell’ultimo periodo l’aumento della retribuzione dovrebbe darsi come obiettivo quello di pareggiare – o quantomeno avvicinare – i salari a quelli dei servizi corrispondenti inquadrati nel pubblico impiego, così come il riconoscimento di scatti di anzianità e della quattordicesima mensilità. Stessa cosa dicasi per i buoni pasto: questa forma di salario accessorio dovrebbe garantire, secondo logica, la possibilità di acquistare un pranzo, cosa letteralmente impensabile agli attuali 2,5 euro. Ci auguriamo quindi un aumento dello stesso che lo renda idoneo al suo scopo e che si attesti alla media odierna, che varia tra i 5 e i 10 euro.

4) Introduzione di permessi specifici e rafforzamento di quelli esistenti: in questo momento il nostro contratto non prevede permessi in caso di malattia figli, né per visite mediche né per motivi familiari così come presenti in molti altri contratti. Riteniamo importante introdurre istituti di questo tipo per migliorare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Allo stesso tempo altri permessi vanno rivisti perché allo stato attuale sussistenti solo in termini formali per larghissima parte di noi. I permessi per il diritto allo studio, infatti, nella maggioranza dei contratti non si limitano alla frequentazione della scuola dell’obbligo, ma valgono anche per i gradi superiori d’istruzione, prevedendo semmai per la prima casistica un monte ore supplementare. Chiediamo quindi che quantomeno le ore già previste vengano estese a tutti i gradi di istruzione.