Partiamo da un dato: è una norma che mobilita risorse importanti (25 miliardi), come non accadeva da tanto, troppo tempo. Quello che appare evidente, però, è che si tratta di un primo passo quanto mai necessario ma insufficiente.
Riconfigurazione delle modalità delle prestazioni di lavoro, continuità del salario, rivendicazione di un reddito incondizionato: temi centrali per attraversare il periodo di quarantena. Non passa inosservato, infatti, che il sistema degli ammortizzatori e delle misure già attive e allo studio del Governo non tiene in considerazione la segmentazione e la frammentazione delle figure del lavoro, l’esclusione, lo sfruttamento, il lavoro povero e indecente.
Questioni strutturali che unite alla dismissione progressiva del welfare in nome di decenni di politiche di austerity e di risanamento del debito producono fragilità sociali e disuguaglianze nell’accesso alle risorse, rischiando di abbattersi su larghi strati di popolazione collocati sulla soglia dell’indigenza.