Una prima importante iniziativa di lotta, quella che stamane ha visto protagonisti le lavoratrici e i lavoratori della Coop. “Eta Beta”. Dopo 5 mesi senza stipendio, hanno deciso di raggiungere la sede del Servizio Centrale SPRAR, occupandola temporaneamente e ottenendo un incontro con i responsabili. CLAP ha sostenuto e sostiene la lotta, così come in questi mesi è già avvenuto con gli operatori sociali della Coop. “Un Sorriso”. La patologia del sistema romano dell’accoglienza è sistemica, e la corruzione cade come una scure sulle spalle di lavoratrici e lavoratori, oltre che su quelle degli ospiti. Tutto ciò è inaccettabile, il lavoro si paga, i diritti devono essere rispettati!
A seguire il comunicato delle lavoratrici e dei lavoratori della Coop. “Eta Beta”
Roma 15.03.2016 – Comunicato stampa
Le lavoratrici e i lavoratori della Cooperativa Sociale “Eta Beta”, non percependo gli emolumenti da 5 mesi, si sono presentati autonomamente presso la sede dello SPRAR centrale, in viale delle Quattro Fontane 116, a Roma.
L’annuncio di legge sul lavoro in Francia promosso dal ministro Myriam El Khomri ha generato un forte dissenso e una serie di contestazioni che il 9 marzo si sono raccolte in una mobilitazione importante, e per niente scontata, che ha coinvolto molte città e diverse categorie. Soprattutto studenti e insegnanti, pubblico impiego e comparto dei trasporti pubblici (in particolare dei treni).
Segnali che qualcosa si stava muovendo si erano avuti già nelle settimane precedenti a questo primo appuntamento di sciopero. Una petizione promossa su internet il 18 febbraio da Caroline De Haas (ex militante del partito socialista) aveva raggiunto in poche settimane più di un milione di firme, chiedendo il ritiro della proposta di legge. Slogan della protesta è diventato in brevissimo tempo l’hashtag #Onvautmieuxqueca (valiamo più di questo) lanciato da un gruppo di giovani e affermati youtuber, che ha utilizzato i propri canali sul social network per una vera e propria inchiesta 2.0 attorno al mondo della precarietà in Francia.
Una mobilitazione importante, un altro passo per il riconoscimento dei nostri diritti. Non eravamo soli, stamani, al nostro fianco operatrici e operatori di ALA (Assemblea Lavoratori Accoglienza), delle Coop. “Eta Beta” e “Domus Caritatis”, Coop. quest’ultima che, al pari della Coop. “Un Sorriso”, è stata commissariata al seguito dell’inchiesta “Mafia Capitale”. E poi i lavoratori dei Canili, gli studenti, delegati della FIOM e dei sindacati di base, più in generale il Laboratorio romano dello Sciopero sociale. Ma soprattutto i migranti della comunità bengalese e tanti ospiti dei centri d’accoglienza.
Una mobilitazione che ha saputo saldare le richieste di chi, come noi, non percepisce le retribuzioni da mesi, e che, al seguito del commissariamento, rischia di perdere il lavoro, con quelle di chi non vuole rinunciare al proprio progetto migratorio, qualunque esso sia, e viene ostacolato continuamente nell’accesso ai diritti di accoglienza e soggiorno. A Roma come a Berlino, a Varsavia come a Parigi, oggi è stata ed è giornata europea di mobilitazione contro la precarietà del lavoro e contro quella, drammatica, imposta dalle frontiere e dai muri.
Nel rapporto di lavoro e nel mercato, un catalogo di diritti uguali per tutti: appunti per la discussione
a cura di CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario (Roma)
Quello che segue è un contributo alla discussione della “Coalizione 27 febbraio” ma non solo. Un tentativo di pensare le pretese del lavoro autonomo dentro la radicale trasformazione del mercato del lavoro e delle sue norme, in Italia come in Europa.
Primo marzo: giornata europea – promossa dal Transnational Social Strike – di sciopero e mobilitazione del lavoro migrante; giornata di mobilitazione contro l’Europa fortezza, le deportazioni, il razzismo. Da Berlino a Parigi, da Londra a Stoccolma, da Varsavia a Edimburgo, e poi in Italia, da Milano a Bologna, da Roma a Foggia: decine le città dove prenderanno forma azioni di protesta, blocchi, picchetti, presidi. Di fronte a chi (vedi il Regno Unito) impedisce l’accesso al welfare per i lavoratori migranti o a chi (il caso dell’Ungheria) alza muri in risposta all’emergenza profughi, l’Europa solidale alza la testa e, il Primo marzo, con forza farà sentire la sua voce.