La maggior parte dei lavori che riguardano lo studio, la tutela, la promozione e la gestione del patrimonio storico e turistico è da sempre, per ragioni storiche e culturali, campo di sperimentazione e paradigma di lavoro precario, sottopagato e addirittura gratuito.
Per sua stessa costituzione, sembra che dai tempi di Schielimann in poi il mestiere dell’archeologo e tutti quelli a esso collegati non debbano avere, come qualsiasi altra prestazione lavorativa, un corrispettivo economico ma che sia sufficiente come ricompensa una incommensurabile, impagabile e sconfinata passione. È da queste radici culturali che si è fondato il principio di sfruttamento delle professioni legate al patrimonio culturale tangibile, in Italia ma non solo.
Il lavoro dello spettacolo, in Italia. Precario, sotto-pagato, senza protezioni
:: Da qualsiasi angolazione si guardi quel composito universo chiamato “mondo dello spettacolo”, le sue condizioni economiche, produttive e contrattuali, sembrano essere vaghe come le stelle dell’Orsa.
Veniamo al settore dello spettacolo dal vivo, in particolare al teatro visto che è l’ambito in cui chi scrive lavora e che conosce meglio. Gli antefatti sono noti: tra i più clamorosi i tagli drastici al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo, in pratica la totalità dei contributi erogati annualmente dallo Stato per cinema, danza, musica, teatro lirico e di prosa) portati avanti da più o meno tutti i governi degli ultimi vent’anni, soppressione dell’ETI (Ente Teatrale Italiano, quello che gestiva, tra gli altri, il Teatro Valle).
È tempo che le CLAP si occupino più da vicino del lavoro culturale: ambito fra i più inesplorati, frammentati e problematici del lavoro contemporaneo. In esso, contigui alle situazioni più note – quelle della scuola, della ricerca, dell’informazione – troviamo settori per nulla o poco sindacalizzati, rappresentati a volte da sindacati “nominali” e obsoleti, praticamente inattivi nella vertenza, nel contenzioso, nell’inchiesta, nella pressione legislativa; spesso invece animati da importanti e combattive associazioni informali o formali, che però non fanno del lavoro sindacale il loro principale obiettivo. È tempo che le CLAP si occupino di lavoro culturale perché è tempo, nuovamente, di concepire lotte comuni ai lavori culturali, la cui condizione di scacco perpetuo sottostà ai medesimi meccanismi: quelli del rapporto paradosso, del campo di battaglia inestricabile fra il carattere indotto di merce particolare e l’autentico carattere di bene universale che hanno il pensiero, le arti, la formazione, l’informazione.
:: Centro per la Riforma dello Stato
:: Camere del Lavoro Autonomo e Precario
:: Roma, 7 novembre 2017, presso Esc Atelier autogestito (via dei Volsci 159, Roma);
Ore 17 – 21.
Corso di formazione a cura delle CLAP Padova
:: Negli ultimi anni, il mercato del lavoro italiano ed europeo è cambiato radicalmente. Gli interventi legislativi rivolti alla regolazione dei rapporti fra impresa e lavoratori hanno di fatto eroso gran parte dei diritti e delle tutele che nel corso degli anni ‘60 e ‘70 erano state faticosamente costruite attraverso importanti stagioni di lotte e mobilitazione del mondo del lavoro.
La nostra esperienza quotidiana ci insegna che la precarietà non è più una dolorosa e breve transizione riservata ai giovani, ma rappresenta piuttosto la caratteristica principale di tutte le figure del mercato del lavoro contemporaneo. Una condizione che, nella sua brutalità, non è confinata alla sola sfera lavorativa, ma pregiudica la possibilità stessa di costruire delle condizioni di vita dignitose.