Riconfigurazione delle modalità delle prestazioni di lavoro, continuità del salario, rivendicazione di un reddito incondizionato: temi centrali per attraversare il periodo di quarantena. Non passa inosservato, infatti, che il sistema degli ammortizzatori e delle misure già attive e allo studio del Governo non tiene in considerazione la segmentazione e la frammentazione delle figure del lavoro, l’esclusione, lo sfruttamento, il lavoro povero e indecente.
Questioni strutturali che unite alla dismissione progressiva del welfare in nome di decenni di politiche di austerity e di risanamento del debito producono fragilità sociali e disuguaglianze nell’accesso alle risorse, rischiando di abbattersi su larghi strati di popolazione collocati sulla soglia dell’indigenza.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a importanti cambiamenti demografici e sociali. Per citarne uno tra i più importanti: il tasso di natività è crollato finendo al di sotto di quello di sostituzione, il che vuol dire un progressivo invecchiamento della popolazione, che stando alle previsioni dell’Eurostat porterà il tasso di dipendenza delle persone anziane a superare il 50% nel 2050; allo stesso tempo è cresciuto considerevolmente il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. In tale mutato contesto socio-demografico, ove l’unico welfare è quello familistico, ci si trova quindi sempre più schiacciati tra la cura dei propri familiari e le esigenze lavorative.
Il Governo annuncia per domani (venerdì 13 marzo) un Decreto Legge da 12 miliardi circa, che dovrebbero arrivare a 25 (grazie alla UE), per il sostegno al lavoro e alle imprese. Si parla dell’estensione della Cassa integrazione in deroga, per tutte i lavoratori, nell’intero territorio nazionale. Oltre a questa misura, non è ancora chiaro quante e quali altre: si accenna a congedi parentali straordinari, blocco dei contribuiti e delle imposte per le partite Iva (dagli artigiani ai professionisti), alleggerimenti o rinvii di rate e mutui.