8 punti per l’8 marzo. È questa la piattaforma politica formulata dalle 2000 persone riunite in assemblea nazionale a Bologna il 4 e 5 febbraio, che hanno proseguito il lavoro sul piano femminista antiviolenza e stanno organizzando lo sciopero delle donne dell’8 marzo che coinvolge diversi paesi nel mondo. I punti esprimono il rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia.
L’8 marzo quindi incrociamo le braccia interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva: la violenza maschile contro le donne non si combatte con l’inasprimento delle pene ‒ come l’ergastolo per gli autori dei femminicidi in discussione alla Camera ‒ ma con una trasformazione radicale della società. Scendiamo in strada ancora una volta in tutte le città con cortei, assemblee nello spazio pubblico, manifestazioni creative.
17.02.2017, dalle ore 21:00
Presso Strike spa – via U. Partini 21 (Casalbertone) ::
Strike spa e CLAP (Camere del Lavoro Autonomo e Precario) presentano ::
:: SHE STRIKES! ::
:: «Se le nostre vite non valgono, ci fermiamo!» ::
Questo è lo slogan che ormai da qualche mese riecheggia in tutto il mondo e sono più di venti i Paesi che hanno aderito all’appello, lanciato lo scorso novembre, per uno sciopero globale delle donne il prossimo 8 marzo. In Italia le reti femministe hanno accolto l’appello a partire dal percorso aperto il 26 novembre scorso con la manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, che ha visto scendere in piazza 250 mila persone al grido di “Non una di meno”, e con l’inizio della stesura di un Piano Femminista contro la violenza di genere.
:: Ricordiamo il primo, quello delle camiciaie di New York nel 1909, poi lo sciopero e la rivolta delle operaie di Pietrogrado, l’8 marzo del 1917, perché senza donne non c’è rivoluzione possibile!
Pubblichiamo il comunicato del Si.Cobas in seguito ai fatti che hanno portato all’arresto e all’immediato rilascio del coordinatore nazionale Aldo Milani. Al Si.Cobas e al suo coordinatore va tutta la nostra solidarietà.
Col passare delle ore diviene sempre più evidente l’infondatezza del castello accusatorio ordito dalla Questura di Modena contro Aldo Milani e soprattutto l’infame disegno politico che si cela dietro questa vicenda, teso a screditare e “sporcare” tramite un bombardamento mediatico la lotta portata avanti dal SI Cobas a livello nazionale contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro.
Il teorema della Questura, assunto come solenne da tutti gli organi di stampa è: due dirigenti del SI Cobas hanno ricattato un povero imprenditore estorcendo e ricevendo soldi dietro la minaccia di scioperi. Analizziamo per punto per punto questo teorema, e vedremo che la verità è non solo diversa, ma per certi versi l’opposto di quanto sostenuto dai media.
:: Riportiamo l’appello dei 1.666 licenziati da Almaviva che si sono costituiti in comitato e stanno portando avanti la loro battaglia. Sabato 21 Gennaio saranno in corteo a Roma e CLAP sarà in piazza al loro fianco, sostenendo ogni iniziativa e mettendosi a disposizione in tutte le tappe di una lotta fondamentale non solo per i lavoratori direttamente coinvolti.
Nel corso del pomeriggio di mercoledì 21 Dicembre, a Padova le Camere del Lavoro Autonomo e Precario hanno animato una nuova iniziativa nell’ambito della campagna nazionale #StopVoucher, che nel corso dell’autunno ha attraversato le strade e le piazze di Roma e Napoli per denunciare il crescente abuso dei cosiddetti “buoni lavoro” da parte dei datori di lavoro.
Poletti che rimane ministro? Lo conosciamo bene ed è «meglio non averlo tra i piedi». Anzi no, non intendevamo questo, evidentemente ci siamo espressi male e ce ne scusiamo. È bene che i ministri possano «fare esperienze» al governo, basta che dopo abbiano la «possibilità di tornare»… alle elementari per esprimere le proprie energie e capacità, soprattutto nelle cene con i protagonisti di Mafia Capitale. Vi ha fatto sorridere questo errata corrige? E quello del ministro? A noi per niente, anzi. Ce lo potevamo aspettare da un uomo di tal spessore intellettuale e comunque una dichiarazione a mezzo stampa, se confrontata col fatto che Poletti ha definitivamente condannato, via Jobs Act, milioni di persone ad una vita di precarietà e ricatto, sembra ben poca cosa.
Roma, 2 dicembre 2016
All’attenzione
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Dott. Giuliano Poletti
Al Presidente dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro
All’Amministratore unico di Italia Lavoro
Prof. Maurizio Del Conte
Il 26 novembre prossimo le strade di Roma saranno attraversate da chi ha deciso di alzare la testa e dire basta. Basta alla violenza di genere! Sarà la giornata di Non una di meno, il movimento delle donne che si è messo in marcia in questi mesi per farla finita con i femminicidi, la guerra alle donne che quotidianamente gli uomini, i padri, i compagni e i mariti conducono nel nostro paese. Sarà una grande mobilitazione – di donne ma aperta alla partecipazione di tutti coloro che vedono nell’eliminazione della violenza maschile una priorità per la trasformazione dell’esistente – in diretta connessione col mondo: dalla Spagna alla Polonia, dall’Argentina al Messico, dall’Islanda all’India.