Focus

Corso di formazione sindacale 2017-2018

3 October 2017 |  Clap Roma

Sapere, per saper lottare. Lottare, per sapere.

|| I recenti interventi normativi e la retorica politico-mediatica che li ha supportati ci consegnano uno scenario nefasto: per un verso la distruzione del diritto del lavoro così come l’abbiamo conosciuto negli ultimi decenni; per l’altro, un attacco robusto ai diritti sindacali, in primo luogo quello di Sciopero. Il tutto segnato da una disaffezione profonda delle giovani generazioni nei confronti del sindacato; d’altronde tradite da chi, pur di mantenere intatte postazioni di potere, ha preferito tutelare pochi (una parte del lavoro dipendente, i pensionati, ecc.) e abbandonare tutti gli altri (il cosiddetto lavoro «atipico», a tempo, parasubordinato, autonomo, ecc.). Organizzare il lavoro, oggi, è sempre più difficile, anche perché troppe sono le figure che vivono sotto il ricatto della precarietà. Lo spettro della disoccupazione spinge ad accettare condizioni, contrattuali e salariali, sempre peggiori; e di certo non favorisce la solidarietà.

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La fuga di piloti mette all’angolo Ryanair

21 September 2017 |  Giansandro Merli

La compagnia si trova in una crisi senza precedenti rispetto alla gestione dei suoi lavoratori. Il modello fondato sulla compressione del costo del lavoro anche attraverso un forte turn over inizia a scricchiolare ::

Lunedì 18 settembre, Michael O’Leary, amministratore delegato della più famosa compagnia low cost, è stato costretto a convocare una conferenza stampa e spiegare quello che stava accadendo in casa Ryan. Circa 2mila voli cancellati e fino a 400mila passeggeri lasciati a terra nelle prossime sei settimane. Nel mezzo, un errore di comunicazione da principianti: annunciare le cancellazioni senza specificare i voli interessati. Un fatto che ha mandato nel panico tutti coloro che avevano in tasca un biglietto compreso nel periodo a rischio (quasi 2 milioni di persone).

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L’esame di dottorato: racconto semitragico di una giornata di ordinaria università

19 September 2017

Torna Sandro Gianni per l’ottava puntata di ST.O.P.

Dopo il colloquio con Ryanair, il racconto di un esame di dottorato. Un duello d’altri tempi, tra baroni e cavalieri ma senza cavalli bianchi. Una romantica sfida e come sfondo una Palermo accogliente e popolare…chi sarà il vincitore?

:: Tanti di quelli che hanno attraversato l’università sottopelle nascondono una cisti. Un coagulo di tempo ed energie, spesso di rimorsi e delusioni. C’è chi un dottorato non l’ha mai vinto, ma avrebbe voluto vedere, almeno per una volta, com’è fatto un contratto di tre anni. C’è chi l’ha ottenuto, ma si è accorto solo alla fine di avere in mano una conclusione più che un nuovo inizio. C’è anche chi ha lavorato per trentasei mesi senza vedere un euro, né, dopo, uno straccio di prospettiva. >> Read more

Sul disprezzo per la classe docente

13 September 2017

Settembre: 7 milioni di studentesse e di studenti tornano in classe, nella Scuola pubblica. Scuola ferita a morte nel lontano agosto 2008, con i tagli imposti dalla Legge 133 (7,5 miliardi), e mai curata. Semmai spinta nel baratro con maggior forza (vedi la “Buona Scuola”). Colpiti gli studenti, colpiti dalla stessa furia neoliberale anche i docenti, precari senza sosta e vessati da tutti: dai media e dal Governo, dal senso comune e, spesso e volentieri, dalle famiglie. Con l’introduzione delle CattiveMaestre, due racconti sull’immissione in ruolo nella provincia di Roma.   

Le/gli insegnanti, si sa, sono tra le categorie di lavoratrici/lavoratori più bistrattate di questo paese. In merito però, oltre ai dati oggettivi ultranoti – lo stipendio è, a parità di tempo di lavoro impegato, di gran lunga inferiore a quello dei colleghi e delle colleghe europei, il precariato dura in media una decina d’anni e non vi sono prospettive certe di stabilizzazione, il titolo abilitante si consegue a pagamento (2500 euro circa) e chi più ne ha, più ne metta – crediamo sia il caso di soffermarsi su un aspetto che, in un certo senso, ci appare forse più grave e lesivo della dignità di lavoratrici e lavoratori che, teoricamente, svolgerebbero un ruolo sociale fondamentale: il disprezzo.

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Note sul Rapporto annuale dell’INPS

10 July 2017

:: di Tavolo Lavoro e Welfare – Non Una Di Meno (Roma)

:: Non vi è rapporto annuale di fonte istituzionale che non ricordi a questo paese le profonde discriminazioni che le donne vivono dentro e fuori il mercato del lavoro. È ora la volta del Rapporto annuale dell’INPS che, nell’analisi dei dati pensionistici, misura anche il “prezzo”, in termini retributivi, che le donne lavoratrici pagano quando decidono di diventare madri. Si tratta di una perdita secca relativa al proprio reddito che, a soli due anni dalla nascita di un figlio o una figlia, si aggira attorno al 35%. Una donna su quattro circa, nei 24 mesi successivi alla nascita del bambino o della bambina, si trova infatti costretta a lasciare la propria occupazione a causa delle enormi barriere che incontra nel preservare il proprio posto di lavoro. Difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, sovraccarico del lavoro riproduttivo e domestico, l’ormai rarefatta offerta pubblica di servizi all’infanzia, alla cura degli anziani e dei disabili, condannano sempre più spesso le donne alla disoccupazione forzata e al ruolo di supplenti permanenti del welfare state in via di dissoluzione. Ma anche per coloro che riescono, dopo la gravidanza, a mantenere il lavoro (perlopiù precario), la discriminazione non tarda a palesarsi: in media, dopo la nascita della figlia o del figlio, nella busta paga queste donne trovano il 10% in meno del proprio precedente stipendio.

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7 Tesi sul Reddito di base

23 June 2017 |  Clap Roma

In vista della Tavola rotonda di domani pomeriggio (24.06, ore 17), ultimo atto dell’Assemblea nazionale che avrà inizio oggi alle 18 presso Esc, un contributo alla discussione da parte delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario di Roma. ::

1. Il Reddito di base non è il Reddito minimo garantito. A differenza del Reddito minimo garantito, fortemente condizionato dai livelli di reddito del richiedente, dalla sua specifica collocazione nel mercato del lavoro e, soprattutto, dall’accettazione di qualsiasi offerta di lavoro così come dagli obblighi formativi, il Reddito di base è una misura universale e incondizionata, finanziata dalla fiscalità generale. Il carattere incondizionato, occorre precisare, è elemento fondamentale della rivendicazione, che sarebbe altrimenti spuntata, strumento inadeguato nella battaglia che vogliamo combattere. Incondizionato, e quindi ostile a qualsiasi misura di workfare (welfare to work), impronta assai presente nelle proposte fin’ora avanzate dalle forze politiche e sindacali italiane; strumento di libertà e non di ricatto, di autonomia e non di governo della forza-lavoro e della povertà.

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