Jun 03 10:00
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Dec 19 09:30
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Primo marzo: giornata europea – promossa dal Transnational Social Strike – di sciopero e mobilitazione del lavoro migrante; giornata di mobilitazione contro l’Europa fortezza, le deportazioni, il razzismo. Da Berlino a Parigi, da Londra a Stoccolma, da Varsavia a Edimburgo, e poi in Italia, da Milano a Bologna, da Roma a Foggia: decine le città dove prenderanno forma azioni di protesta, blocchi, picchetti, presidi. Di fronte a chi (vedi il Regno Unito) impedisce l’accesso al welfare per i lavoratori migranti o a chi (il caso dell’Ungheria) alza muri in risposta all’emergenza profughi, l’Europa solidale alza la testa e, il Primo marzo, con forza farà sentire la sua voce.
In una città allo sbando, grigia e provinciale come nessuna capitale europea, città corrotta e inospitale, stupisce che il «sussulto civico» preteso dal Commissario Tronca si traduca nell’accanimento contro centri sociali autogestiti e associazioni culturali. Ma un po’ di sano realismo mette subito da parte lo stupore e prova ad afferrare il problema per quello che è: tra retorica del decoro, apologia del civismo e governo neoliberale del territorio – ovvero governo per il mercato – c’è piena coincidenza. Di più: si colpiscono le figure del dissenso e della partecipazione attiva per nascondere lo sperpero senza precedenti della Metro C, il disagio di chi, in periferia, attende ore l’autobus, la disoccupazione di migliaia di giovani e le tante crisi occupazionali in corso.
Indigna allora, ma non stupisce, la Determinazione dirigenziale del 30 dicembre scorso, con la quale il Comune di Roma dispone lo sgombero di Esc, l’atelier autogestito che animiamo, e che anima la città e le sue lotte da più di 11 anni. Il pretesto, qualche arretrato in sospeso. Come è noto, infatti, dopo diversi anni di occupazione, lo sgombero subito il 30 gennaio del 2007, l’immediata rioccupazione, Esc ha avviato un tavolo negoziale con l’amministrazione capitolina, ottenendo nel 2009 l’assegnazione, attraverso la Delibera 26/1995 e in cambio di un canone sociale, dello spazio di via dei Volsci 159. Ma torniamo all’obiettivo, reale, della Determinazione dirigenziale: far fuori un’esperienza di democrazia radicale e di nuovo welfare, di mutualismo e di solidarietà, di produzione culturale indipendente e socialità giovanile. A Esc i migranti trovano assistenza legale e imparano gratuitamente l’italiano; freelance e intermittenti/precari organizzano nuovi strumenti sindacali e di autotutela (Camere del Lavoro Autonomo e Precario); la Libera Università Metropolitana alimenta il pensiero critico, nazionale e internazionale, con seminari, pubblicazioni, presentazioni di libri; ogni anno L/ivre, la fiera degli editori e dei vignaioli indipendenti, è attraversata da migliaia di persone; i giovani sperimentano nuove tendenze musicali e stili culturali. Vero, tutto ciò non fa business e il mercato, che fa rima con decoro, deve vincere su tutto.
É passato un anno e mezzo da quando ci siamo mobilitati contro la chiusura del Ce.Fi., centro di riabilitazione neuromotoria e logopedica di Ciampino. Una lotta ostinata, generosa e tenace, per salvare il centro con i suoi 143 posti in convenzione, i tanti pazienti, soprattutto bambini, che non potevano e non possono fare a meno delle sue cure. E per far rispettare i diritti di chi lavora, il diritto alla retribuzione per il lavoro svolto in primo luogo. Una lotta estenuante, fatta di avanzamenti e battute d’arresto, continui colpi di scena.