Venerdì 29 Novembre vogliamo manifestare, come facemmo lo scorso anno, sotto la sede centrale dell’INPS a Roma, per continuare a denunciare lo scempio del sistema previdenziale italiano e per dire che, oltre a fermare gli aumenti, bisogna ridurre da subito l’aliquota, soprattutto per chi fattura poco e ha redditi bassi.
Il 30 novembre è l’«innominabile data-boia». Coincide, infatti, con il versamento dell’acconto d’imposta, non rateizzabile, di tasse e contributi. Si tratta di un anticipo dei contributi per l’anno 2013 per il quale non è ancora stata fatta la dichiarazione dei redditi. Come dire: “intanto paga, indipendentemente da quanto hai effettivamente lavorato e fatturato, poi si vedrà”.
Per chi è partita Iva, l’aliquota relativa alla gestione separata dell’INPS equivale al 27,72% del fatturato. Altrettanto viene sottratto ai compensi dei collaboratori o dei lavoratori a progetto. Con la nefasta riforma Fornero (legge 92 del 2012), l’aliquota raggiungerà progressivamente (entro il 2018) il 33%. Un furto nelle tasche di chi è intermittente, precario nelle forme di vita e di lavoro.
La stangata, per l’anno 2014, dovrebbe essere congelata. Così dicono il ministro del Lavoro Giovannini e il pacchetto di emendamenti alla Legge di stabilità da lui presentato. Damiano, che da ministro (Prodi bis) è stato tra i maggiori responsabili dell’aumento spropositato dell’aliquota, propone ora un anno di confronto «per affrontare in modo organico il tema della contribuzione e delle tutele delle partite Iva». Troppo poco e troppo tardi.
“Zara, oggi non comprare!”. Questo l’invito rivolto ai consumatori da centinaia di volantini diffusi davanti al megastore Zara di San Babila, a Milano, durante l’orario di punta degli acquisti. A distribuirli sono i facchini della Globo Vs, società che ha gestito per anni i servizi di logistica, pulizia e carico e scarico merci nei vari punti vendita italiani della multinazionale spagnola dell’abbigliamento. Ad agosto Globo Vs èfallita, il titolare è stato arrestato e i 640 dipendenti si sono ritrovati con tre, cinque o sette stipendi non pagati. Zara ha assicurato loro che avrebbero ricevuto arretrati, tfr e altre spettanze entro il 20 settembre, e i facchini hanno continuato a lavorare. Ad oggi, però, le promesse non sono state mantenute: alla società fallita è subentrata una nuova srl – la “101 Servizi” – che ha riassorbito circa 500 lavoratori, ma di salari e tfr arretrati non c’è traccia. Tra l’altro, raccontano i facchini, “abbiamo lavorato per anni con turni massacranti anche di 12 ore consecutive, senza ferie, malattia o feste”. Dei 640 ex dipendenti, circa 120 erano senza permesso di soggiorno: per loro non c’è stata alcuna riassunzione di Maria Elena Scandaliato (da ilfattoquotidiano.it)