Il 26 novembre prossimo le strade di Roma saranno attraversate da chi ha deciso di alzare la testa e dire basta. Basta alla violenza di genere! Sarà la giornata di Non una di meno, il movimento delle donne che si è messo in marcia in questi mesi per farla finita con i femminicidi, la guerra alle donne che quotidianamente gli uomini, i padri, i compagni e i mariti conducono nel nostro paese. Sarà una grande mobilitazione – di donne ma aperta alla partecipazione di tutti coloro che vedono nell’eliminazione della violenza maschile una priorità per la trasformazione dell’esistente – in diretta connessione col mondo: dalla Spagna alla Polonia, dall’Argentina al Messico, dall’Islanda all’India.
In contemporanea a Roma e Napoli – dopo il lancio del 21 ottobre e la vertenza con INPS avviata a Padova – azioni di denuncia contro le sedi di McDonald’s. Tra le corporation multinazionali che più sostiene il Jobs Act e il governo Renzi; luogo di sfruttamento per eccellenza che si serve di voucher in gran quantità oltre che di lavoro gratuito a mezzo del sistema di alternanza scuola-lavoro. Una prima giornata di lotta, punto di avvio della campagna nazionale #StopVoucher: sarà un escrache permanente e diffuso, città per città, per raccontare la verità del lavoro contemporaneo, per alzare la testa, per cominciare a dire basta!
Il 21 ottobre, all’interno della giornata di sciopero generale metropolitano che ha visto la mobilitazione di centinaia di migliaia di lavoratori in tutta Italia, a Padova abbiamo convocato un presidio rumoroso sotto l’Inps per denunciare le drammatiche conseguenze che l’utilizzo dei voucher sta producendo nella vita di milioni di persone costrette ad accettare questa vergognosa forma di rapporto lavorativo. Durante quella giornata, oltre a denunciare le dinamiche di iper-sfruttamento e l’impossibilità di accedere a qualsiasi forma di diritto sociale o di sostegno al reddito per questi lavoratori, abbiamo chiesto e ottenuto di essere ricevuti dal direttore provinciale dell’INPS di Padova.
Che cosa vuol dire lottare e organizzarsi quando vecchie e nuove forme di sfruttamento si incontrano e stritolano le esistenze di milioni di lavoratrici e lavoratori, in ogni parte del mondo?
Cosa vuol dire “trovare la propria strada” quando non ti chiamano più lavoratore ma Turco meccanico se lavori dentro un magazzino di Amazon o Coniglio se sei un dipendente di TaskRabit?
Sono passati poco più di tre anni da quando le Camere del Lavoro Autonomo e Precario hanno preso forma a Roma. Tre anni, assai intensi, di lotte al fianco di precari, partite Iva povere e senza diritti, lavoratrici e lavoratori in nero, disoccupati. Nella Sanità, privata e pubblica, nel Terzo settore, nella ristorazione e più in generale nei servizi: alzando la testa e rompendo il ricatto, contro la quotidiana svalorizzazione del lavoro e delle competenze, contro quella contemporanea disciplina che impone un lavoro purché sia, qualificazione alta e paghe basse, se non inesistenti.