Dopo gli incontri del ministro Di Maio con i riders e le imprese della Gig Economy, sui media è trapelato il testo del “Decreto dignità” annunciato e poi congelato dal ministro. Nella sostanza, il decreto adeguerebbe la definizione di lavoro subordinato rendendola applicabile anche all’attività dei riders. Oltre ai ciclofattorini, che uscirebbero dalla sfera priva di tutele del lavoro autonomo, la misura investirebbe una fetta di falso lavoro autonomo (c.d. parasubordinato) ben più ampia.
A partire dalle battaglie dei riders e dal fitto dibattito di questi mesi, un importante contributo, giuridico quanto politico, dell’Avvocato Alessandro Brunetti ::
LA FABBRICA DEL SOGGETTO
:: Spesso e giustamente ci si interroga, dal punto di vista teorico-politico, sui “nuovi” lavori e, analizzandoli, si tenta di tracciare delle mappe; ovvero di coglierne le tendenze di fondo, per mettere in luce le penosità e le possibili vie di fuga. Il punto chiave, per ogni mappa, è che sia sincera. Servono delle coordinate oggettive per poterla leggere, altrimenti – se viene meno l’accuratezza geometrica – è inservibile.
Giornate importanti per i riders in mobilitazione. Giovedì 31 maggio, a Bologna è stata sottoscritta la Carta dei diritti dei lavoratori digitali, mentre lunedì 4 giugno il nuovo Ministro del Lavoro Di Maio ha incontrato una delegazione di riders per avviare il confronto e insistendo sull’introduzione prossima del salario minimo orario. Anche la Regione Lazio, poi, sta mettendo in campo un intervento normativo a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori delle piattaforme. Si tratta, a tutti gli effetti, di un salto di qualità, esito delle lotte straordinarie di questi mesi! Il protagonismo dei riders e l’attenzione politica nei loro riguardi possono essere occasione – e in parte lo sono già – per fare luce sulla piaga assai più ampia del lavoro sottopagato e senza diritti. Molto, ovviamente, dipenderà dalla continuità del conflitto e dei processi di organizzazione. Così come sarà decisivo conquistare diritti esigibili, perché sottoscritti da tutte le parti (Deliveroo e Foodora, per esempio, non hanno sottoscritto la Carta di Bologna), e universali, contro ogni perimetro corporativo.
Dibattito sulle condizioni di lavoro delle e dei riders, sulle pratiche autorganizzazione e di lotta per la conquista di diritti e tutele.
Durante l’incontro sarà proiettato il documentario di Fabio Butera dal titolo Un mese da ciclofattorino nell’economia digitale per 5 euro lordi a consegna.
Parteciperanno al dibattito:
– Fabio Butera, giornalista, autore del documentario
– Riders delle città di Padova, Bologna (Riders Union Bologna), Milano (Deliveroo Strike Riders) e Torino (Deliverance Project).
Un commento a caldo del Maggio delle CLAP ::
Un Maggio intenso, quello, appena trascorso, delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Dall’assemblea nazionale delle iscritte e degli iscritti di sabato 19, presso Esc, al Festival che si è svolto lo scorso fine settimana presso il Casale Garibaldi. Nel mezzo, martedì 22, la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del McDonald’s di piazza Pio XI. Momenti di discussione, momenti di lotta; tutti momenti decisivi per far crescere e consolidare un esperimento sindacale di nuova natura, che rimette al centro della scena il lavoro vivo e la sua lotta contro lo sfruttamento, l’impoverimento, la perdita di dignità.
| La primavera 2018 in Francia si è aperta con una nuova sequenza di mobilitazione sociale potenzialmente decisiva per il numero di settori sociali interessati, per la posizione strategica che alcuni di questi occupano nelle catene del valore e per le poste in gioco che essa pone a livello continentale a fronte dell’attuale configurazione dei rapporti di forza europei. Dopo le prime grandi manifestazioni di massa dei ferrovieri e l’intensificazione delle dinamiche di resistenza sindacale, altri settori sociali e lavorativi si sono aggiunti alla mobilitazione. Contemporaneamente, le principali università del paese si sono mobilitate contro la nuova legge approvata a marzo (la Loi ORE) che restringe l’accesso all’università sulla base di una logica fortemente “meritocratica”.